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Dopo la morte il cervello continua a funzionare. Per pochi minuti, ma funziona

Lo studio di un anestesista inglese afferma che il cervello si spegne quando il cuore si ferma, ma che la “consapevolezza cosciente” resta attiva fino a tre minuti: una persona, quando muore, può quindi essere “consapevole” di ciò che sta accadendo

In biologia il concetto di morte implica la permanente cessazione di tutte le funzioni vitali dell’essere vivente. Secondo una ricerca condotta dal medico inglese Sam Parnia e illustrata da LiveScience, il cervello normalmente si “spegne” dopo 20-30 secondi che il cuore si è fermato, tuttavia “la consapevolezza cosciente” rimarrebbe “attiva” fino a tre minuti. La corteccia cerebrale (la cosiddetta “parte pensante”) rallenta infatti in modo costante e le cellule cerebrali possono rimanere attive per qualche ora. I ricercatori, quindi, non escludono la possibilità che una persona appena passata a miglior vita sia ancora consapevole e in grado di capire mentre i medici la dichiarano deceduta.

 

Sam Parnia, specialista in anestesia e rianimazione, primario del reparto di terapia intensiva e direttore del Reparto di Ricerca sulla Rianimazione presso la Scuola di Medicina della Stony Brook University di New York, è una delle massime autorità sullo studio scientifico della morte e sul rapporto mentecervello umano. La sua ricerca, la più estesa mai condotta sul tema delle esperienze ai confini della morte, coinvolge ormai ben venticinque ospedali tra Regno UnitoEuropa centrale, Stati UnitiBrasile e India, e ha lo scopo di esaminare ciò che accade al cervello dopo che una persona entra in arresto cardiaco, con l’obiettivo di migliorare la qualità della rianimazione e prevenire le lesioni cerebrali mentre si riavvia il cuore del paziente.

Dagli studi effettuati è emerso, in particolare, che circa il 40% dei soggetti esaminati ha avuto “percezioni di consapevolezza” durante l’arresto cardiaco, ma solo il 9% ha vissuto vere e proprie esperienze ai confini della morte. Il caso più clamoroso, quello di un assistente sociale cinquantasettenne di Southampton che ha raccontato di avere lasciato il proprio corpo e di avere assistito alle procedure di rianimazione dello staff medico da un angolo della stanza nella quale era ricoverato: benché il suo cuore si fosse fermato per tre minuti, l’uomo ha raccontato nei dettagli le azioni dei medici e degli infermieri e ha ricordato anche i suoni delle apparecchiature mediche.

 

 

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