Non poteva che chiamarsi ‘Ercole’, il pappagallo più grande del mondo: alto fino a un metro per sette chili di peso, è vissuto 19 milioni di anni fa nelle foreste subtropicali di quella che oggi è la Nuova Zelanda ed era dotato di un becco così robusto da poter mangiare qualsiasi cosa, probabilmente anche suoi simili. La scoperta dei suoi resti fossili è pubblicata sulla rivista Biology Letters dai paleontologi australiani della Flinders University e dell’Università del Nuovo Galles del Sud (Unsw) in collaborazione con il neozelandese Canterbury Museum.
“La Nuova Zelanda è famosa per i suoi uccelli giganti”, spiega Trevor Worthy della Flinders University. “Non solo i moa dominavano l’avifauna, ma le oche giganti e gli adzebill condividevano il suolo della foresta, mentre un’aquila gigante dominava il cielo. Finora, però, nessuno aveva mai trovato da nessun’altra parte un pappagallo gigante estinto”.
Il pappagallo Ercole a confronto con un essere umano di statura normale e con una gazza (fonte: Paul Scofield, Canterbury Museum)
Il fossile neozelandese di Heracles inexpectatus ha all’incirca le dimensioni del gigantesco dodo estinto delle isole Mascarene ed è grande il doppio del kakapo neozelandese, incapace di volare e in pericolo di estinzione, che finora era ritenuto il più grande pappagallo conosciuto.
“Con quel becco così massiccio capace di rompere qualsiasi cosa, Ercole poteva mangiare molto di più che il solito cibo da pappagalli, probabilmente poteva cibarsi perfino di altri pappagalli”, ipotizza Mike Archer dell’Università del Nuovo Galles del Sud.