E’ all’insegna della concretezza il Patto per la Ricerca avviato oggi fra istituzioni e industria perche’ insieme collaborino per rilanciare la ricerca italiana: “dopo almeno un anno e mezzo di dialogo con il mondo delle imprese, inizia un percorso di lavoro comune”, ha detto all’ANSA il ministro per l’Istruzione, l’Universita’ e la Ricerca, Lorenzo Fioramonti, a margine dell’incontro che alla Camera ha sancito l’alleanza con il mondo delle aziende. “L’obiettivo – ha spiegato – e’ impegnare attori pubblici e privati per fare della ricerca il volano di un nuovo modello di sviluppo”.
Dopo un anno e mezzo di colloqui e incontri, la macchina del Patto per la ricerca si e’ messa in movimento, ha detto il ministro, e “nei prossimi giorni si riuniranno i tavoli di lavoro”. L’obiettivo e’ arrivare a un documento condiviso che diventi la piattaforma di un nuovo corso per la ricerca, fatto di norme capaci di favorire l’aumento dei finanziamenti, la ripresa dei brevetti, nuove alleanze fra universita’ e aziende.
Collaborare e’ fondamentale, ha rilevato Fioramonti, considerando che “in Italia si e’ investito troppo in ricerca, sia nel pubblico sia nel privato. Percio’ – ha rilevato – non dobbiamo rinunciare a fare squadra e dobbiamo metterci al lavoro per creare sinergie. Nello stesso tempo e’ importante varare una normativa che agevoli chi investe in ricerca”. Su quest’ultimo punto, soprattutto, “in Italia potrebbero esserci la necessita’ di diversi modelli normativi”. Sarebbe molto importante, considerando che “brevettiamo poco”. Bisogna quindi colmare una lacuna che finora e’ costata molto anche in termini di “potenziale innovativo”, spingendo fuori dal Paese “tanti, troppi giovani laureati che avrebbero potuto creare nuove imprese in tutti gli ambiti del sistema produttivo”.
Fra i dieci punti del Patto per la ricerca, il quarto punta a fare dell’attivita’ scientifica il cuore del Made in Italy: un obiettivo dettato dalla considerazione che “sempre di piu’ l’economia sara’ l’economia della conoscenza”, ha detto Fioramonti, cosi’ come i prossimi decenni segneranno il “passaggio da un modello industriale ‘pensante’ a un modello industriale ‘pensante'”.
L’Italia non dovra’ mancare questo appuntamento: “siamo il Paese della qualita’ e della qualita’ della produzione e adesso – ha proseguito il ministro – dobbiamo affrontare la conversione dal modello industriale tradizionale all’industria creativa”.