E’ stata ottenuta luce purissima per i sistemi di calcolo del futuro, rapidissimi ed efficaci, basati sui computer quantistici per analizzare sistemi complessi come quelli di cui si occupano le previsioni meteorologiche o l’urbanistica, fino alla progettazione di farmaci. E’ stato possibile grazie al dispositivo nato dalla collaborazione fra l’Università di Trento e quella britannica di Bristol, descritto sulla rivista Nature Communications. Per il dispositivo, che ha dimostrato di generare una grandissima quantità di particelle di luce (fotoni), è stato depositato un brevetto congiunto dalle due università.
“Abbiamo dimostrato che il nostro dispositivo innovativo genera fotoni super puri», osservano Massimo Borghi, Stefano Signorini e Lorenzo Pavesi, dall’Università di Trento, autori dell’articolo con Stefano Paesani, Alexandre Mainos e Anthony Laing dell’Università di Bristol.
Il dispositivo è la chiave per affrontare con procedure di calcolo non convenzionali molti degli aspetti tipici dei sistemi complessi, come quelli alla base di molti processi naturali, in cui è difficile individuare delle regole fra i milioni di elementi che entrano in gioco con dinamiche che nemmeno i più potenti supercomputer sono al momento in grado di risolvere. I computer quantistici permettono invece di rovesciare le regole classiche del calcolo e, con l’aiuto della meccanica quantistica, potranno risolvere problemi oggi considerati impossibili.
Il dispositivo è un chip realizzato su di un circuito integrato in silicio, che funziona come una sorgente di particelle di luce che corrispondono a unità di informazione quantistiche, i qubit (quantum bit). “Le simulazioni ci dicono che con circa 150 fotoni ultra puri e indistinguibili – osserva Borghi – potremo sfruttare appieno la capacità computazionale dei computer quantistici oltrepassando di diversi ordini di grandezza quelle di un computer classico, entrando così nel famoso regime di supremazia quantistica”.