L’orologio biologico che scandisce l’alternarsi di sonno e veglia è sincronizzato con quello che ritma il ciclo vitale delle cellule: questo collegamento, cruciale nei processi di invecchiamento e malattia, è comune a varie specie animali, uomo incluso, e per questo potrebbe rappresentare un meccanismo biologico fondamentale che è stato conservato nel corso dell’evoluzione. A indicarlo è lo studio pubblicato sulla rivista Nature Physics dall’Istituto di bioingegneria del Politecnico federale di Losanna (Epfl) in Svizzera.
I ricercatori, guidati da Felix Naef, sono riusciti a sviluppare un modello matematico che riproduce il funzionamento sincrono dei due orologi biologici partendo dall’analisi dei video in time-lapse di migliaia di singole cellule umane e di topo. Grazie a questo strumento matematico, hanno potuto prevedere e misurare gli sfasamenti che si verificano quando gli orologi marciano allo stesso ritmo oppure quando uno va due volte più veloce dell’altro; inoltre hanno valutato i fattori che interferiscono con la loro sincronizzazione, scoprendo che è così robusta da resistere anche ai cambiamenti di temperatura, noti per la loro capacità di alterare il ciclo vitale delle cellule e il ritmo con cui si dividono.
L’interazione fra l’orologio del ritmo circadiano e quello del ciclo cellulare “potrebbe giocare un ruolo fisiologico”, afferma Naef. “Potrebbe spiegare perché diversi tessuti del corpo hanno i loro orologi che segnano orari leggermente diversi, un po’ come gli orologi che indicano i fusi orari all’aeroporto”.