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Google usa l’intelligenza artificiale per i propri datacenter

Ormai i robot s’insinuano fra le pieghe della nostra quotidianità diventando strumenti sempre più efficienti al servizio dell’uomo, almeno finché non saranno troppo intelligenti..

“Volevamo ottenere risparmi energetici con meno costi di gestione. L’automazione del sistema ci ha permesso di implementare azioni più specifiche con maggiore frequenza, facendo meno errori“. Questo è quanto ha affermato Dan Fuenffinger di Google.

Joe Kava, vicepresidente per i datacenter di Google, ha spiegato a MIT Technology Review che il sistema potrebbe generare milioni di dollari di risparmio energetico e potrebbe aiutare a ridurre le emissioni di carbonio.

Dato che datacenter consumano già il 3% dell’elettricità globale ed emettono il 2% dei gas serra totali, si tratta di una buona notizia, soprattutto perché questi valori dovrebbero triplicare entro 10 anni.

Come funziona? Ogni cinque minuti l’AI ospitata sul cloud di Google raccoglie i dati provenienti da migliaia di sensori-inclusi i sensori di temperatura, di consumo e altri -all’interno del datacenter.

Con tali valori alimenta una rete neurale profonda, la quale prende in considerazione consumo energetico e vincoli di sicurezza prima di decidere una linea di condotta, delegata a sistemi di controllo locali.

In quei cinque minuti l’AI considera miliardi di potenziali azioni a detta di Google, prevedendo quali porteranno con maggiore probabilità ai risultati desiderati. Tutte le azioni che potrebbero essere in qualche modo rischiose per l’integrità del datacenter sono invece scartate.

Per evitare che occasionalmente passi una decisione sbagliata, l’AI verifica le azioni che vuole prendere in base a un elenco di vincoli stabiliti dagli operatori umani. Come ulteriore precauzione, l’AI è stata addestrata a dare priorità a “sicurezza e affidabilità” rispetto che alle prestazioni e ai risparmi sui costi.

Secondo Google il sistema ha già restituito buonissimi frutti.Nel corso di nove mesi le prestazioni del datacenter sono cresciute dal 12% al 30%, in parte grazie all’apprendimento di soluzioni per gestire il raffreddamento in modo più efficiente. In inverno, ad esempio, il datacenter si è avvantaggiato del freddo ambientale per produrre acqua “più fredda del normale” per il raffreddamento a liquido, riducendo così l’energia necessaria per il raffreddamento interno del datacenter.

“Siamo entusiasti del fatto che il nostro sistema di controllo diretto basato sull’AI stia operando in modo sicuro e affidabile, garantendo al tempo stesso risparmi energetici”, ha scritto Google sul proprio blog. “I datacenter sono solo l’inizio. A lungo termine,pensiamo che ci sia il potenziale per applicare questa tecnologia in altri contesti industrialie contribuire ad affrontare il cambiamento climatico su una scala ancora più grande”.

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