I pomodori del futuro cresceranno a mazzi, sui tetti dei grattacieli come nelle serre spaziali: sono già pronte le prime piante col Dna modificato, che sviluppano rami corti e portano a maturazione frutti tondi, piccoli e molto compatti in meno di 40 giorni, l’ideale per coltivazioni ecosostenibili negli spazi angusti dell’agricoltura urbana e delle missioni spaziali. I primi esperimenti, che presto potrebbero essere estesi anche ai kiwi, sono pubblicati sulla rivista Nature Biotechnology dai ricercatori del Cold Spring Harbor Laboratory, negli Stati Uniti.
I nuovi pomodorini “hanno un buon sapore, anche se il giudizio ovviamente dipende dai gusti personali”, afferma il biologo Zachary Lippman che ha guidato lo studio. “Abbiamo dimostrato come produrre coltivazioni diverse, senza la necessità di bistrattare la terra o usare eccessive quantità di fertilizzanti, che poi finiscono nei fiumi e corsi d’acqua. Il nostro – prosegue il ricercatore – è un approccio complementare che aiuta a nutrire le persone, a chilometro zero e con un minore impatto ambientale”.
Il risultato è stato ottenuto ritoccando tre geni nel Dna del pomodoro: SP e SP5G sono stati regolati per indurre la pianta a fermare precocemente la sua crescita in modo da produrre fiori e frutti prima del tempo; infine il gene SIER è stato modificato con la tecnica Crispr che ‘taglia e incolla’ il Dna per ottenere rami più corti. “Posso dire che gli scienziati della Nasa hanno già espresso interesse per i nostri pomodori”, conclude Lippman.