Porta una firma tutta italiana la innovativa tecnologia applicata al Large Binocular Telescope (LBT), in Arizona, che consente di ottenere immagini talmente dettagliate da essere riusciti a distinguere per la prima volta le due stelle del sistema binario Alpheratz. A metterla a punto i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) dell’Osservatorio di Roma, sotto la guida di Fernando Pedichini.
Anche se i più grandi telescopi del mondo sono dotati di tecnologie all’avanguardia in grado di compensare in tempo reale i disturbi delle immagini dovuti alla turbolenza atmosferica (quelli che normalmente percepiamo ad occhio nudo come lo scintillio delle stelle) le correzioni non sono ancora sufficienti a far raggiungere al telescopio il 100% delle proprie potenzialità. Risultato: le osservazioni risultano ancora fortemente disturbate dalla sovrapposizione di piccole macchie luminose in rapida evoluzione, dette in gergo “speckles”. Di qui l’idea di ‘fotografare’ in rapida sequenza (1.000 immagini al secondo) gli speckles in modo poterne studiare ‘alla moviola’ il comportamento ed eliminare il ‘disturbo’ che producono. La sofisticata tecnologia, chiamata Shark-Vis è abbinata un software messo a punto dallo stesso team.
Sperimentata con successo sul telescopio LBT in Arizona, ha permesso di distinguere le due stelle del sistema Alpheratz separate in cielo di appena un cento-millesimo del diametro del disco lunare, “restituendo per la prima volta – afferma Pedichini sulla Research Note della American Astronomical Society – tutto il dettaglio che questo telescopio può veramente fornire in luce visibile e per cui è stato progettato”. “Grazie al Shark-Vis – conclude Gianluca Li Causi, responsabile del processamento dei dati – sarà finalmente possibile vedere e studiare dettagli rimasti sino ad oggi inaccessibili”.