E’ stato il protagonista di una battaglia lunga quanto sconosciuta, il pioniere della fecondazione in vitro: Robert Edwards, premiato nel 2010 con il Nobel per la Medicina, si è battuto perché venissero riconosciuti i meriti di Jean Marian Purdy, l’infermiera ed embriologa che ha fatto parte del suo gruppo insieme al ginecologo Patrick Steptoe. Lo rivelano lettere e scritti privati di Edwards, che da domani diventeranno pubblicamente accessibili grazie all’Archivio Churchill dell’Università di Cambridge.
A sei anni dalla morte di Edwards emerge anche la forza con cui il ricercatore si è battuto per far sì che gli interventi di fecondazione assistita avessero costi accessibili a tutti, tanto da essere riconosciuti dagli storici della scienza come un esempio di etica. Lettere e documenti raccontano il grande debito di riconoscenza di Edwards nei confronti della sua collaboratrice, che ha lavorato con lui negli oltre dieci anni che hanno portato al successo più grande della loro carriera: la nascita del primo bebè in provetta. Jean Purdy era stata la prima a osservare la moltiplicazione delle cellule embrionali che il 25 luglio 1978 avrebbero portato alla nascita di Louise Brown. L’embriologa aveva continuato a lavorare con Edwards e Streptoe anche nella prima clinica dedicata alla fecondazione in vitro, aperta nel 1980 a Bourn, poco distante da Cambridge.
Il 4 ottobre 2010 a ricevere il Nobel era stato Edwards, l’unico ancora in vita del suo gruppo. Streptoe era infatti morto nel 1988 e Purdy nel 1985, stroncata da un tumore quando non aveva ancora compito 40 anni, e poiché il Nobel non può essere assegnato postumo il riconoscimento andò soltanto a Edwards. Le lettere che adesso diventeranno pubbliche testimoniano la continua battaglia di Edwards perché il ruolo della sua embriologa venisse ufficialmente riconosciuto: il merito di avere introdotto la fecondazione in vitro avrebbe dovuto essere condiviso alla pari da tutti e tre i membri del suo gruppo. Nella corrispondenza con le Autorità sanitarie di Oldham a proposito di una targa in memoria della nascita di Louise Brown, Edwards ha chiesto ripetutamente che il nome di Jean Purdy venisse inciso accanto a quello di Patrick Steptoe e al suo. “PurdY – scriveva Edwards – ha dato un contributo pari a quello di Streptoe e al mio”, ma l’appello è rimasto inascoltato e i nomi sulla targa solo due.