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Il “patto per la scienza” e la svolta di Grillo: tutto normale?

Il virologo Roberto Burioni ha appena pubblicato il “Patto trasversale per la Scienza”. Sottoscritto anche da Matteo Renzi e Beppe Grillo, il documento ha provocato numerose polemiche anche – e non solo – per la firma del fondatore del Movimento 5 Stelle. «Condivido con voi il Patto Trasversale per la Scienza perché il progresso della scienza deve essere riconosciuto come un valore dell’umanità e non può essere negato o distorto per fini politici o elettorali», ha scritto Grillo. Che dopo le prime polemiche ha puntualizzato a modo suo: «Trovare stupefacente che io abbia sottoscritto questo patto richiede una mentalità pari a quella dei terrapiattisti. Davvero io posso essere No-Vax?».

LA SVOLTA POLITICA

Eppure proprio questo sembrava essere fino a poco tempo fa l’orientamento dei grillini, anche se già dalle scelte dell’omonimo ministro della salute, Giulia Grillo, anche lei pentastellata, una prima e netta inversione si era concretizzata in direzione dell’obbligatorietà dei vaccini.

Su questo punto in realtà proprio Grillo (Beppe) fa un distinguo: «Non c’è stata nessuna svolta, io critico l’obbligatorietà dei vaccini che è questione politica, non i vaccini in sé, che quando sono sicuri ed efficaci rappresentano il frutto della scienza». Quando sono sicuri ed efficaci. Grillo prova a chiarire meglio: «L’ideazione e messa a punto di un certo farmaco è una questione della scienza. Se questo farmaco sarà obbligatorio o meno è politica».

L’ANALISI DEI VACCINI

Il manifesto sulla trasversalità della scienza è stato diffuso due giorni dopo uno studio pubblicato dal presidente dell’Ordine nazionale dei Biologi sul sito dell’Onbi, come evidenziato sul suo blog da Nicoletta Forcheri. Studio che evidenziava una “analisi delle segnalazioni internazionali di encefalomielite acuta disseminata post veccinazione”. Avanzando dubbi proprio sulla sicurezza dei vaccini.

Il patto sembra una risposta più o meno indiretta e si basa su cinque punti che vanno oltre l’infinito dibattito attorno al tema dei vaccini. Perché prima di tutto la politica deve “sostenere la scienza come valore universale di progresso per l’umanità”, poi serve – secondo il professore – una “non tolleranza” delle cosiddette forme di pseudoscienza o pseudomedicina che “mettono a repentaglio la salute pubblica” come ad esempio “le terapie non basate sulle prove scientifiche”. Quelle della scienza con la “s” maiuscola, ovviamente. Non solo. Burioni chiede anche che la legge possa fermare l’operato di “pseudoscienziati che creano paure ingiustificate tra la popolazione nei confronti di presidi terapeutici validati dall’evidenza scientifica e medica” (riferimento all’analisi di cui sopra?). Un altro punto è quello che chiede ai politici di “implementare programmi capillari d’informazione sulla Scienza per la popolazione”. E infine, l’impegno di tutte le forze politiche per assicurare “alla Scienza adeguati finanziamenti pubblici”.

POSITIVISMO SCIENTIFICO

Ma per quale motivo la scienza oggi avrebbe bisogno del supporto politico per affermare la propria autorevolezza? Come ha scritto Ivan Cavicchi, sembra di essere tornati al positivismo scientifico di fine ottocento dove «una scienza dispotica, incapace di avere relazioni con gli altri, pretende – esattamente come un secolo fa – una sottomissione totale alle sue evidenze e ai suoi standard».

Da qui l’idea di un altro patto, questa volta per il popolo, dove si chieda che le forze politiche favoriscano il dialogo tra scienza e società per sostenere ogni forma di consenso informato e l’alleanza terapeutica, per corresponsabilizzare il cittadino nelle scelte scientifiche che riguardano la sua salute. Dove la scienza sia un valore universale di progresso dell’umanità senza alcun colore politico. Ma non ditelo a Burioni e Grillo.

 

LUCA BORIONI

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