Il suolo di Marte trema come quello della Terra: la sonda InSight della Nasa ha registrato oltre 450 terremoti, dimostrando che il pianeta rosso è geologicamente attivo, ha acqua intrappolata nelle rocce e potrebbe avere magma liquido con punti caldi che potrebbero essere ospitali per la vita. Il risultato è descritto in sei ricerche pubblicate sulle riviste Nature Geoscience e Nature Communications. Una di queste è coordinata dal geofisico italiano Domenico Giardini, del Politecnico di Zurigo.
I dati sui terremoti di Marte hanno sorpreso gli esperti “per le somiglianze geologiche tra il pianeta rosso e la Terra e per la presenza di faglie dalle immagini satellitari, eravamo convinti di trovarli, anche se non erano mai stati registrati prima. Però il numero, 450 sino a oggi, la dimensione, la localizzazione erano completamente sconosciuti e ci hanno sorpreso”, dice Giardini all’ANSA.
Il lander InSight è arrivato su Marte il 26 novembre 2018 per esaminarne la struttura interna. Nei primi 10 mesi ha rivelato 174 eventi sismici, tra cui oltre 20 di magnitudo compresa tra 3 a 4. Degli eventi registrati, 150 sono ad alta frequenza simili a quelli registrati sulla Luna; gli altri 24 sono a bassa frequenza, con tre che sono simili ai terremoti sulla Terra.
Tuttavia Marte non ha tettonica a placche come la Terra e i terremoti di maggiori dimensioni, spiega Giardini, “sono associati a stress termici di raffreddamento collegati a sistemi vulcanici che creano grandi sistemi di faglie”.
L’analisi degli eventi, prosegue, “indica che il pianeta ha una struttura simile a quella terrestre, ma proprietà che si riscontrano solo sulla Luna, dovute al differente contenuto di elementi volatili nella crosta superiore, come l’acqua”. Inoltre la velocità delle onde sismiche diminuisce sotto la crosta e potrebbe indicare la presenza di magma liquido.
Rappresentazione artistica del lander InSight della Nasa, con uno spaccato del suolo marziano (fonte: IPGP/Nicolas Sarter)
Secondo Francesca Altieri, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), l’attività geologica di Marte giustifica anche le emissioni di ossigeno osservate dal rover Curiosity della Nasa: “va nella direzione delle ipotesi degli studiosi della missione Curiosity”. I dati sismici indicano inoltre la possibile presenza di acqua intrappolata nelle rocce, a diverse profondità e hanno implicazioni per la ricerca della vita su Marte, osserva Nicholas Schmerr, dell’università del Maryland. Sulla Terra, rileva, ci sono aree in profondità “caratterizzate da sorgenti idrotermali, dove la chimica e non la luce fornisce l’energia per la vita. Se si scopre magma liquido su Marte e individueremo dove il pianeta è geologicamente più attivo, in quei punti potremmo indirizzare future missioni a caccia di vita”.