Cambio di prospettiva nei futuri robot per la riabilitazione: per diventare più efficienti d’ora in poi si ispireranno ai meccanismi neurali caratteristici del cervello umano. E’ il nuovo punto di vista presentato nella rassegna pubblicata sulla rivista Nauron e coordinata da Silvestro Micera, dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna e del Politecnico di Losanna.
E’ questa la nuova strada per sfruttare in modo più efficiente i sistemi robotici intelligenti e gli elettrodi che stimolano il sistema nervoso nella riabilitazione dopo un ictus e per favorire il possibile ripristino della funzione motoria nei pazienti. Una prospettiva condivisa da Matteo Caleo, dell’Università di Padova e dell’Istituto di Neuroscienze del Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr), da Carmelo Chisari, dell’Università di Pisa, Friedhelm C. Hummel, del Politecnico di Losanna, e Alessandra Pedrocchi, del Politecnico di Milano.
L’idea è che a segnare il passo in avanti sia la combinazione tra riabilitazione classica, riabilitazione robotica e soluzioni avanzate di neurotecnologia. “È necessario aumentare in modo consistente la conoscenza dei meccanismi neurali che regolano il controllo motorio e la plasticità neurale”, ha rilevato Micera.
Per questo, ha aggiunto, sono necessari “nuovi studi neuroscientifici e modelli computazionali avanzati per permettere di personalizzare e rendere più efficace l’approccio neuro-riabilitativo basato sull’uso di tecnologie innovative”.
I ricercatori sono convinti che il nuovo approccio sia la strada migliore per portare a terapie personalizzate basate su robot indossabili e modulabili.