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La biodiversità combatte l’acidificazione degli oceani

Negli oceani più ricchi di biodiversità le specie stabiliscono una rete di mutuo soccorso e diventano in questo modo più resistenti agli effetti negativi dell’acidificazione dovuta all’abbondanza di anidride carbonica (CO2). Lo indica la ricerca italiana pubblicata sulla rivista Scientific Reports e guidata dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche.

“Sono risultati molto importanti perché ci raccontano che ‘l’unione fa la forza’. È un pò come se un elevato numero di specie creasse una sorta di rete di cooperazione e mutuo soccors, in grado di combattere un nemico comune: il cambiamento climatico e l’acidificazione degli oceani”, ha detto all’ANSA il presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn, Roberto Danovaro.

La scoperta si basa su un esperimento che ha allestito acquari contenenti diverse specie marine, come corallo rosso, spugne, alghe coralline, organizzati in diveris livelli di biodiversità e nei quali sono state ricostruite le condizioni di acidificazione previste per il 2100. E’ risultato così che gli impatti negativi dell’acidificazione possono essere ridotti quasi completamente per alcune spugne e alghe coralline, mentre per il corallo rosso solo della metà, dimostrando ancora una volta come questa specie sia una delle più minacciate dai cambiamenti climatici.

Elevati valori di biodiversità, spiega Eugenio Rastelli della Stazione zoologica Anton Dohrn, “riducono il rischio di perdita di specie e di funzioni fondamentali per l’ecosistema. Allo stesso tempo, garantiscono maggiore disponibilità di risorse alimentari e favoriscono interazioni benefiche con la flora microbica, per contrastare eventuali danni da infezioni e germi patogeni”. Il risultato, secondo Rastelli, “indica anche una possibile strada per contrastare gli effetti nocivi dell’acidificazione oceanica”, come l’adozione di strategie di conservazione o restauro della biodiversità.

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