Il fisico Roberto Battiston ha ricevutoa Pechino l’International Science and Technology Cooperation Award per il 2019, il prestigioso riconoscimento che ogni anno, a partire dal 1994, la Repubblica Popolare Cinese assegna alle personalità internazionali che si sono maggiormente distinte nella collaborazione scientifica congiunta. E’ il premio più importante attribuito dal governo cinese a scienziati stranieri: tra gli italiani che lo hanno ricevuto in passato figurano il Nobel Carlo Rubbia, il geofisico Fabio Rocca e il chimico Umberto Colombo.
La Cina “è un partner straordinario e i cinesi hanno genuina voglia di collaborare nella ricerca e nel settore scientifico. Non è un mandato politico”, ha detto Battiston, docente dell’Università di Trento e fisico sperimentale dell’Istituto Nazionale di Fisica Nuclare (Infn), presidente della Fondazione Edoardo Amaldi ed ex presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). I suoi rapporti con la Cina risalgono agli anni ’90 e si sono ulteriormente consolidato con l’esperimento che ha portato alla realizzazione del cacciatore di antimateria Ams (Alpha Magnetic Spectrometer), frutto della collaborazione internazionale guidata dal Nobel Samuel Ting.
L’esperienza è proseguita sull’asse Italia-Cina col progetto satellitare Cses-1 (China Seismo Electromagnetic Satellite), il cui lancio nel 2018 è stato salutato dalla telefonata di congratulazioni tra Xi e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e Cses-2 (i cui termini sono stati definiti durante la visita di Xi a Roma di marzo 2019), il cui lancio è previsto nel 2022. Si tratta di piani ambiziosi dedicati allo sviluppo di nuove tecniche per monitorare i terremoti dallo spazio, in collaborazione con gli scienziati del Cea (China Earthquake Administration).
“E’ un’iniziativa che vede l’Italia come il Paese occidentale più avanzato nella collaborazione con la Cina nello spazio”, ha commentato Battiston, definendo il riconoscimento testimonianza “della qualità della collaborazione scientifica italiana con i colleghi cinesi, di cui ho sempre apprezzato le competenze e la curiosità sui problemi scientifici di frontiera”. Le ricerche sul monitoraggio sismico e di comprensione dei meccanismi geofisici che producono i terremoti “accomunano Italia e Cina, due Paesi esposti a un forte rischio sismico”, ha aggiunto.
Di fronte a rilievi e dubbi sull’opportunità di collaborare con la Cina in settori strategici avanzati, come hanno sollevato gli Stati Uniti, Battiston ha notato in un colloquio che “in questa fase di turbolenze la cooperazione pacifica non è in primo piano, ma anche in questo momento la ‘space diplomacy’ può riflettersi su altri settori. Noi, come scienziati, dobbiamo continuare a collaborare. La Cina è un partner straordinario e i cinesi hanno genuina voglia di collaborare. Non è un mandato politico”.
I satelliti CSES-1 e 2 sono “un successo dell’uso pacifico dello spazio a conferma di come la scienza sia in grado creare i ponti per superare distanze geografiche e affrontare obiettivi comuni che possono essere raggiunti soltanto con la collaborazione internazionale”. Anche nei periodi più duri della Guerra Fredda, “la collaborazione tra Usa e Urss nello spazio non è mai venuta meno e la stazione Iss ne è la dimostrazione”.
Sull’ipotesi che l’Italia lavori per realizzare i moduli della base spaziale cinese, la parola ultima spetta al governo e il progetto “è di tipo ingegneristico piuttosto che scientifico”.