La matematica può aiutare le forze dell’ordine a fare breccia nei clan mafiosi: grazie allo strumento dei grafi, che ricostruiscono le relazioni tra le persone, è infatti possibile analizzare le intercettazioni e gli incontri tra i malavitosi in modo da individuare le figure chiave che fanno da intermediari nel passaggio delle informazioni tra i boss e gli affiliati. Lo dimostra uno studio pubblicato sulla rivista Plos One da un gruppo internazionale guidato da Lucia Cavallaro dell’Università di Derby, a cui hanno partecipato anche le università di Messina e Palermo.
La ricerca è partita da un fatto di cronaca vera, cioè il rinvio a giudizio dei componenti di una cosca mafiosa della provincia di Messina che agli inizi degli anni Duemila aveva messo le mani sugli appalti per dei lavori di metanizzazione. Le intercettazioni telefoniche tra i componenti del clan e gli incontri scoperti grazie agli appostamenti delle forze dell’ordine sono stati riprodotti un due grafi, ovvero due reti in cui gli individui sono rappresentati da nodi, collegati da linee che evidenziano i rapporti interpersonali.
I grafi così ricostruiti hanno mostrato ancora una volta quanto sia corta la catena di comando nelle organizzazioni criminali, dove le informazioni fluiscono attraverso pochissimi passaggi per mantenere la segretezza. L’analisi ha inoltre permesso di individuare le figure chiave degli ‘intermediari’ che mediano il flusso delle informazioni tra boss e affiliati, simulando l’effetto della loro rimozione per arresti singoli o retate.