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La sonda Hayabusa 2 ha ‘bombardato’ l’asteroide Ryugu

Per la prima volta un veicolo spaziale ha ‘bombardato’ un asteroide. E’ quanto ha fatto la sonda giapponese Hayabusa 2, che con una sorta di proiettile ha colpito l’asteroide Ryugu in modo da far sollevare frammenti dal suolo e catturare le polveri per portarle a Terra.

E’ avvenuto a sei settimane dal quando la sonda dell’agenzia spaziale giapponese Jaxa si era posata sul sasso cosmico per raccogliere campioni dalla superficie. “Questo è il primo esperimento al mondo di collisione con un asteroide! In futuro, esamineremo il cratere che si è formato e il modo in cui i detriti si sono diffusi nello spazio”, ha scritto la Jaxa su Twitter.

La sonda ha liberato un piccolo robot munito di telecamera per registrare sia l’impatto sia l’esplosione,  quindi ha lasciato cadere la carica esplosiva, chiamata Small carry-on impactor (Sci), del peso di 9,5 chilogrammi mentre era a 500 metri dalla superficie del sasso cosmico. Per non rischiare di essere colpita dai detriti, prima che avvenisse la detonazione la sonda si è allontanata fino a raggiungere una posizione sicura dall’altro lato dell’asteroide.

Le immagini inviate dal robot mostrano i detriti che vengono scagliati nello spazio, dimostrando che l’esplosione è avvenuta come previsto. Il bombardamento ha l’obiettivo di spazzare via le rocce di superficie e aprire un cratere largo circa 10 metri dove ci sono i materiali ‘puri’ del sasso cosmico, ovvero quelli non esposti alle radiazioni solari, ai raggi cosmici e agli sbalzi estremi di temperatura.

Questa roccia cosmica, che risiede nella fascia compresa tra Marte e Giove e ha il diametro di circa 900 metri, si pensa ospiti materiale organico risalente alla nascita del sistema solare avvenuta circa 4,6 miliardi di anni fa e studiarlo è lo scopo principale della missione.

Nelle prossime settimane la sonda dovrà prelevare un campione di detriti dal cratere con un braccio robotico e rientrare a Terra nel 2020 con il suo carico prezioso. La missione Hayabusa-2 parla anche italiano. A guidare la sonda, prima verso Ryugu e poi nel suo viaggio di ritorno verso la Terra, c’è infatti la bussola stellare, il sensore Star Tracker, prodotto da Leonardo a Campi Bisenzio (Firenze), capace di calcolare in ogni istante (dieci volte in un secondo) l’orientamento del veicolo spaziale
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