Ottenute le prime cellule sintetiche a guida autonoma, vale a dire che sono state progettate al computer in modo da muoversi autonomamente e in futuro potrebbero essere utilizzate come navette cargo per trasportare farmaci in specifiche regioni dell’organismo. Messe a punto dal gruppo dell’Università della Pennsylvania coordinato da Ayusman Sen, sono descritte sulla rivista Nature Nanotechnology.
I motori di queste cellule sintetiche sono enzimi disposti su tutta la loro superficie, che permettono alle cellule di muoversi rispondendo a segnali chimici presenti nell’ambiente e che possono attrarle, spingendole a muoversi, oppure respingerle innescando un movimento in direzione opposta.
Questo comportamento, chiamato chemiotassi, è lo stesso che permette a molti organismi di trovare sostanze nutritive o di evitare molecole potenzialmente tossiche. “Quando prendiamo un farmaco – ha detto Sen – siamo costretti ad aumentarne la dose perché la molecola si distribuisce in tutto il corpo in modo indiscriminato. Con queste cellule invece – ha precisato – in futuro potremmo direzionare il movimento dei farmaci verso segnali chimici prodotti, ad esempio, da una regione oggetto di un’infezione. Migliorando così – ha concluso – sia l’efficacia del farmaco che la sua velocità d’azione”.