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Le prime iniezioni ingoiabili – FOTO E VIDEO

Iniezioni da ingoiare, racchiuse in capsule che nello stomaco rilasciano minuscoli aghi che iniettano l’insulina: sembra uno scenario da fantascienza, ma è tutto assolutamente reale e promettente, come indicano i test sugli animali. Descritte sulla rivista Science, le capsule sono state realizzate negli Stati Uniti, fra il Massachusetts Institute of Technology (Mit) e l’Università di Harvard.

Costruite con un materiale biocompatibile e dalla forma che imita quella di una tartaruga, le capsule sono “una prova di principio” che segna l’inizio di un nuovo modo di somministrare farmaci, ha detto all’ANSA Giovanni Traverso, della Divisione di Gastroenterologia del Brigham and Women’s Hospital di Harvard, coordinatore della ricerca con Robert Langer, del Mit. “Al momento – ha aggiunto Traverso – abbiamo sperimentato questa tecnica su ratti, maiali e cani e contiamo di cominciare i test sull’uomo entro tre anni”.

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Per Langer “questo risultato ha le potenzialità per trasformare non solo la somministrazione dei farmaci, ma la loro scoperta”. Da quasi un secolo si cercano alternative alle iniezioni per somministrare l’insulina, tanto che dal 1922 si stanno progettando molecole biocompatibili. La difficoltà è nel riuscire a renderle resistenti a un ambiente acido come quello dello stomaco.

Il risultato pubblicato su Science segna finalmente un primo traguardo e, secondo Traverso, la stessa tecnologia potrà essere utilizzata in futuro per altri farmaci. “Consideriamo questo risultato una prova della fattibilità della tecnica e adesso – ha osservato – si apre un panorama molto ampio. Con la nuova tecnica, per esempio, si potrebbero somministrare farmaci di nuova generazione, come quelli a Dna e gli anticorpi monoclonali”.

Chiamata Soma (self-orienting millimeter-scale applicator), la capsula è stata progettata da Alex Abramson e Robert Langer, del Mit. Tutti i materiali di cui è fatta sono biodegradabili e gli stessi aghi sono di insulina liofilizzata e compressa, combinata con ossido di polietilene, una sostanza comunemente utilizzata in molti farmaci.

La tecnica prevede tre fasi
Nella prima la capsula sfrutta la sua forma, ispirata alla corazza delle tartarughe, per restare in equilibrio in modo da mantenere la posizione verticale che le permette di far fuoriuscire gli aghi contro la parete dello stomaco.
La seconda fase consiste nello spingere fuori gli aghi, bloccati fino a quel momento da una struttura di vetro-zucchero dalla forma di un disco, fissata in modo da tenere fermo il meccanismo che trattiene gli aghi e sensibile all’umidità.
Nella terza fase il vetro-zucchero comincia a sciogliersi e gli aghi vengono liberati. La terza fase, consiste nel somministrare il farmaco nella quantità programmata.

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