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L’italiano De Luca tra gli Innovatori della scienza

Va all’italiano Michele De Luca uno dei due Premi internazionali da 200.000 dollari per gli Innovatori nella Scienza, assegnati ogni anno a ricercatori che si distinguono per l’impatto dei loro studi. Il premio di quest’anno, stabilito dall’Accademia delle Scienze di New York e dalla fondazione Takeda, è dedicato alla medicina rigenerativa.

Direttore del Centro per la Medicina Rigenerativa “Stefano Ferrari” all’Università di Modena e Reggio Emilia, De Luca è un’autorità riconosciuta in tutto il mondo per le terapie con cellule staminali, soprattutto per i risultati ottenuti nella terapia dell’epidermolisi bollosa, nota come malattia dei bambini farfalla. L’altro ricercatore premiato è Shruti Naik, della Scuola di medicina dell’Università di New York, per i suoi studi sulle interazioni tra cellule immunitarie, cellule epiteliali e microbi, che potranno portare a nuove cure per diverse malattie, come psoriasi e cancro.

“È un premio estremamente prestigioso, perché viene da colleghi ed esperti nel campo, e risulta quindi particolarmente gradito”, commenta all’ANSA il ricercatore italiano. “Sono molto onorato di ricevere questo riconoscimento per il nostro lavoro sulle cellule staminali epiteliali e sul loro potenziale terapeutico. Il premio – aggiunge – è una grande spinta a continuare sulla stessa strada, con la speranza di trasformare le ricerche promettenti in vere terapie salvavita”.

Michele De Luca e il suo gruppo hanno raggiunto la notorietà mondiale dopo aver curato nel 2017, in Germania, un bambino profugo siriano di 7 anni con una forma molto grave di epidermolisi bollosa, che consiste in un difetto genetico che impedisce alla cellule epiteliali di aderire correttamente al tessuto sottostante: il bambino era ricoverato in condizioni disperate, con l’80% della pelle mancante, ed è stato salvato grazie ad un trapianto di pelle geneticamente corretta. “Non si tratta ancora di una terapia genica che può curare tutte le forme della malattia”, spiega De Luca, “ma stiamo lavorando proprio in questa direzione”.

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