Lo smartphone appoggiato per 30 secondi sull’ombelico può monitorare il livello di stress psico-fisico. Non servono ulteriori periferiche o dispositivi indossabili: basta sfruttare i suoi normali sensori di accelerazione, con i quali è possibile misurare la frequenza cardiaca rilevando le vibrazioni meccaniche prodotte dal cuore a ogni battito. Si aprono dunque nuove prospettive per l’uso del telefonino come strumento di auto-monitoraggio della salute, secondo quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Sensors dal Politecnico di Milano in collaborazione con l’Irccs Istituto Auxologico Italiano.
Il gruppo di ricerca di Enrico Caiani del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico, in collaborazione con l’equipe di Gianfranco Parati dell’Istituto Auxologico Italiano, si è focalizzato sull’utilizzo dello smartphone per un breve monitoraggio giornaliero di appena 30 secondi, da fare in posizione sdraiata al mattino prima di alzarsi dal letto. Elaborando in modo opportuno il segnale legato all’attività meccanica del cuore, i ricercatori hanno ottenuto misure sulla frequenza cardiaca e sullo stato di attivazione del sistema nervoso legato al livello di stress.
La sperimentazione ha coinvolto 16 volontari, che hanno fatto la misurazione in condizioni di riposo e durante uno stato di stress indotto da calcolo mentale. In questo modo è stato possibile verificare la capacità dello smartphone di catturare l’aumento di stress, constatando tra l’altro un’ottima corrispondenza dei risultati con le misurazioni fatte in simultanea da un elettrocardiogramma.