Il cuore della biodiversita’ della Terra e’ nelle montagne: sebbene occupino solo il 25% della terraferma, ospitano l’85% delle specie di anfibi, uccelli e mammiferi, che adesso potrebbero essere minacciate dai cambiamenti climatici: Science pubblica una rassegna di articoli su questo tema per celebrare i 250 anni dalla nascita del naturalista Alexander von Humboldt.
In questi articoli gli esperti suggeriscono che le complesse interazioni tra il clima eterogeneo delle montagne e l’aspro suolo montuoso probabilmente hanno giocato un ruolo chiave sia nel generare che nel mantenere la diversita’ delle specie nelle montagne, rispetto alle regioni di pianura.
“Le persone spesso pensano ai climi montani come desolati e aspri”, rileva Michael Borregaard, dell’universita’ di Copenhagen, uno degli autori dei sette articoli pubblicati sulla rivista. “Ma nella regione montuosa piu’ ricca di specie, le Ande settentrionali, a esempio, c’e’ circa la meta’ dei tipi di clima del mondo e questa regione e’ relativamente piccola rispetto a esempio alla vicina Amazzonia, che e’ 12 volte piu’ grande”.
Tuttavia, con i cambiamenti climatici globali e l’aumento dell’uso della terra in montagna, la loro lunga storia di rifugio per la biodiversita’ potrebbe essere minacciata.
Tutte gli articoli dello speciale, secondo Carsten Rahbek, dell’universita’ di Copenhagen, “sono una testimonianza dell’eredita’ lasciata da von Humboldt, che ha rivoluzionato il nostro pensiero sui processi che determinano la distribuzione della vita”. Nel 1799, von Humboldt salpo’ per un viaggio di 5 anni e 8000 chilometri in America Latina, studiandone le specie e gettando le basi per la comprensione della biodiversita’ terrestre. Le nostre ricerche, conclude, “seguono il suo approccio di integrare i dati e la conoscenza delle diverse discipline scientifiche per comprendere il mondo naturale”.