Gli embrioni umani conservano muscoli antichi di 250 milioni di anni, eredità dell’ultimo antenato comune a mammiferi e rettili: localizzati in mani e piedi, scompaiono spontaneamente prima della nascita. A svelare la loro presenza è una speciale tecnica di visualizzazione 3D, che ha permesso di produrre immagini in alta definizione degli arti embrionali in via di sviluppo. I risultati sono pubblicati sulla rivista Development dal gruppo di ricerca guidato da Rui Diogo alla Howard University, negli Stati Uniti.
Veri e propri ‘fantasmi’ dell’evoluzione, questi muscoli primitivi sono scomparsi dai nostri antenati adulti oltre 250 milioni di anni fa, durante la transizione da rettili a mammiferi, e ormai fanno solo un’apparizione fugace durante lo sviluppo embrionale. In un certo senso dimostrano “che non è sempre possibile cancellare il passato e neppure gli ‘errori’ dell’evoluzione, che spesso finisce in vicoli ciechi”, spiega Maurizio Casiraghi, zoologo dell’Università di Milano-Bicocca. “A volte nella struttura anatomica restano degli abbozzi, degli elementi apparentemente inutili, che l’evoluzione non cancella, o perché non determinano particolari svantaggi, oppure perché in realtà sono in qualche modo funzionali a quella fase dello sviluppo”.
I risultati dello studio statunitense dimostrano pure che dei 30 muscoli di mani e piedi formati intorno alla settima settimana di gestazione, addirittura un terzo si fonde con altri o scompare del tutto entro la 13esima settimana: questo processo ricapitola quello che è accaduto nell’evoluzione e ribalta l’idea che l’anatomia umana diventi via via sempre più complessa.
“Questo è un aspetto molto affascinante – sottolinea Casiraghi – perché ci ricorda che l’evoluzione non determina sempre un aumento della complessità, anzi: ‘less is more’, meno è meglio. La perdita di strutture, come i muscoli in questo caso, può essere l’occasione per fare qualcosa di nuovo e diverso. Quello che stupisce è che la riduzione di elementi avvenga proprio nella mano, così importante per l’uomo: forse questa semplificazione può aver favorito le attività manuali fini. Una lezione importante anche per chi costruisce macchine e robot: per avere performance sempre più sofisticate, non bisogna necessariamente aumentare la complessità del sistema e il numero dei suoi componenti”.
Aver aperto questa nuova finestra sul passato ci permette di vedere sotto una nuova luce il processo con cui braccia e gambe si sono evoluti a partire dai nostri antenati, ma non solo: come spiegano gli stessi autori dello studio, ci fornisce anche nuove indicazioni su alcune anomalie e malformazioni congenite trovate negli adulti, che potrebbero derivare proprio da problemi dello sviluppo embrionale.