Nei laboratori ad alta sicurezza di Terni sono cominciati i primi test su larga scala delle zanzare Ogm conto la malaria, sviluppate nell’ambito del progetto ‘Target malaria’ della fondazione Bill & Melinda Gates: decine di migliaia di esemplari geneticamente modificati in Gran Bretagna sono stati portati in Italia sotto forma di uova e ora ronzano confinati nelle grandi camere del Polo d’innovazione di genomica, genetica e biologia di Terni, dove sono riprodotte le condizioni climatiche e di luce tipiche dei Paesi tropicali.
Nel giro di 6-7 mesi si saprà se la ‘reazione a catena’ genetica che rende sterili le femmine riuscirà ad annientare l’intera popolazione, come spiega all’ANSA il coordinatore dello studio Andrea Crisanti, docente di Parassitologia molecolare all’Imperial College di Londra. “Ci sono grandi attese per questo progetto, che rappresenta una svolta tecnologica importante: tutti sentiamo molto forte questa responsabilità”, afferma. “Se l’esperimento darà un risultato positivo, saremo a un passo dal poter affermare che questa tecnologia funziona”.
I test sono cominciati all’inizio di febbraio, dopo la concessione delle autorizzazioni da parte dei comitati di controllo per la bioetica e la biosicurezza. I laboratori di Terni sono stati scelti proprio perché offrono ben tre livelli di sicurezza che impediscono alle zanzare modificate di fuoriuscire e persino di sopravvivere e proliferare qualora venissero accidentalmente liberate nell’ambiente.
“La struttura – racconta Crisanti – è formata da una serie di camere climatiche che riproducono le condizioni ambientali dei Paesi tropicali, con temperature che oscillano tra 18 e 35 gradi, un tasso di umidità compreso tra 60% e 80% e un’illuminazione di 12 ore al giorno, realizzata con speciali lampade che riescono perfino a cambiare intensità e colore della luce per ricreare il tramonto, il momento cruciale in cui le zanzare si attivano, si accoppiano e partono alla ricerca di cibo”.
Nel laboratorio non troveranno animali o persone da pungere: “le inganneremo con del sangue bovino racchiuso in contenitori ricoperti da una membrana che imita la pelle”, sottolinea l’esperto. Ogni passaggio dell’esperimento sarà tracciato nella massima trasparenza, con l’obiettivo di verificare se la reazione a catena genetica (chiamata ‘gene drive’) riuscirà ad azzerare la popolazione nel giro di 8-10 generazioni, come indicato dai primi test di laboratorio condotti a Londra.
“Nel frattempo stiamo già studiando il ruolo della zanzara nella catena alimentare dei Paesi africani in cui potrebbe essere liberata in futuro, per essere sicuri che non ci sia un predatore specifico che possa essere danneggiato dalla sua scomparsa. Comunque non ci sono particolari preoccupazioni: siamo convinti – conclude Crisanti – che questa tecnologia non causerà alcun disastro ecologico”.