Sulla Luna le stampanti 3D potranno usare tecnologia laser e polvere del suolo per produrre in loco le componenti strutturali delle future basi spaziali: lo dimostra lo studio di fattibilità pubblicato sulla rivista Additive Manufacturing da Leonardo Caprio, dottorando in Advanced and Smart Manufacturing al Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano, nell’ambito della collaborazione dell’ateneo con l’Agenzia spaziale italiana (Asi) e l’Agenzia spaziale europea (Esa).
Lo studio è nato all’interno di un progetto coordinato da Bianca Maria Colosimo, professoressa del Dipartimento di Meccanica del Politecnico, e ha valutato la stampabilità della regolite che copre il suolo lunare. Gli esperimenti sono stati condotti usando un prototipo di stampante 3D a fascio laser in grado di stampare regolite (sviluppato al dipartimento di Meccanica da Barbara Previtali) e un materiale simulante di polvere lunare messo a disposizione dal gruppo di Michéle Lavagna, che al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali ha supportato la parte sperimentale e ha poi condotto i test finali per caratterizzare il prodotto stampato.
A seguito degli esiti positivi della ricerca è stato possibile definire linee guida per la progettazione di un futuro sistema di stampa 3D per l’utilizzo in ambito spaziale. “L’architettura del sistema, che prevede l’uso di sorgenti laser ad alta efficienza energetica, dovrà essere semplice e funzionale – spiega Caprio – per permettere di passare dal prototipo di laboratorio a un sistema per applicazioni reali”.
“Gli sviluppi tecnologici terrestri come le stampanti 3D e l’additive manufacturing applicati a elementi spaziali, come la regolite lunare – aggiunge Danilo Rubini dell’Asi – possono fornire non solo un grande contributo alle nuove missioni lunari ma anche aiutare a capire come gestire al meglio le risorse terrestri”.