Ottenute in provetta le cellule staminali degli spermatozoi, chiamate spermatogoni, con una tecnica che potrebbe permettere di risolvere i problemi che finora hanno reso difficile questo traguardo. Si tratta di un primo risultato che, come si rileva nella ricerca pubblicata sulla rivista dell’Accademia delle scienze degli Stati Uniti (Pnas) dal gruppo dell’università della California a San Diego, potrebbe aprire la strada ad una nuova terapia contro l’infertilità maschile. Utilizzando i dati relativi a piu’ di 30 biopsie di testicoli umani, il gruppo guidato da Miles Wilkinson è riuscito a determinare le condizioni giuste per riuscire a coltivare i precorsori degli spermatozoi.
Gli spermatogoni, o cellule staminali spermatogoniche (Ssc), sono i precursori degli spermatozoi, quelli che permettono agli uomini di avere figli anche dopo i 65 anni. “Sono il santo Graal della fertilita’ umana. Tutti i tentativi fatti finora hanno cercato infatti di poter disporre delle staminali spermatogoniali, scontrandosi pero’ con un problema tecnico, e cioe’ come isolare queste pochissime e rare cellule (spermatogoni) che nel testicolo assicurano una continua moltiplicazione, se il soggetto e’ fertile”, precisa Carlo Alberto Redi, direttore del Laboratorio di Biologia dello Sviluppo dell’Universita’ di Pavia. Gli spermatagoni, continua Redi, “sono cellule rarissime, perche’ quando si moltiplicano vanno a cascata, e dunque difficilissime da isolare”.
Cosi’ , per riuscire a distinguere queste cellule dalle altre presenti nei testicoli, i ricercatori californiani hanno deciso di individuarle utilizzando una sorta di identikit molecolare, grazie alla tecnica che ricostruisce la sequenza della molecola di Rna di una singola cellula. Una volta isolati, i precursori degli spermatozoi sono stati fatti sviluppare in provetta per un periodo compreso fra due e quattro settimane, con l’aiuto di una tecnica che controlla il processo di specializzazione delle cellule e la loro sopravvivenza.I ricercatori hanno usato il fattore Akt che regola la moltiplicazione cellulare, riuscendo cosi’ a stimolare la coltura in provetta di questi spermatozoi immaturi per 2-4 settimane.
“Il loro lavoro e’ interessante perche’ usa in modo originale una tecnica molto recente, per la prima volta per coltivare gli spermatogoni – conclude Redi – La strada che dalla provetta arriva a farli differenziare in spermatozoi funzionanti alla clinica e’ pero’ ancora molto lunga. Ma, se funziona, e’ una bella apertura”.