Un team di ricercatori del Politecnico di Milano sta studiando la fotosintesi delle piante con l’obiettivo di arrivare a produrre una “foglia artificiale”, capace di produrre energia e pulire l’atmosfera.
E’ vero che la scienza compie passi da gigante rivelando quotidianamente impensabili scoperte, ma questa supera di gran lunga ogni aspettativa.
Dopo anni di studi e tentativi di riprodurre il sofisticato meccanismo di cui si servono le piante per produrre energia, gli scienziati paiono giunti a uno snodo centrale della ricerca.
Il progetto PHOEBUS (PHOto-induced Energy flow in Bio-inspired molecular circuits probed with Ultrafast two-dimensional electronic Spectroscopy ) finanziato dalla Commissione Europea e coordinato dal Politecnico di Milano ha come obiettivo quello di produrre energia chimica pulita e immagazzinarla prendendo come modello il processo di fotosintesi delle piante. L’assorbimento della luce da parte delle proteine degli organismi fotosintetici avviene in frazioni infinitesimali di secondi: la foto-eccitazione causata dalla luce solare viene istantaneamente dispersa su tutte le molecole foto-eccitate per poi essere trasmessa ad una centrale energetica dell’organismo fotosintetico.
PHOEBUS è riuscito a scattare flash fotografici dalle infinitesimali durate grazie ad una tecnologia di elevata precisione, la sorgente laser a femtosecondi (1 femtosecondo corrisponde a un milionesimo di miliardesimo di secondo ) in uso presso i laboratori del politecnico di Milano.ù
Il team di ricerca è riuscito ad osservare in tempo reale i primi istanti che si susseguono all’eccitazione solare in organismi batterici elementari. Dalla ricerca è emerso che il funzionamento del trasporto energetico segue le leggi della meccanica quantistica, tramite una sofisticata architettura molecolare che incanala l’energia solare verso la centrale elettrica molecolare. Lo studio si è concentrato su organismi naturali complessi come le alghe e la realizzazione di sistemi artificiali mai realizzati prima. L’obiettivo finale è quello di costruire una “foglia artificiale” capace di convertire l’acqua in combustibili come idrogeno e ossigeno, riducendo al tempo stesso la quantità atmosferica di Co2.