Mettere in rete tutte le banche dati sulle Scienze della Terra: è questo lo scopo del “Google della Geologia”, un progetto internazionale chiamato Deep-time Digital Earth (Dde). Non è il primo tentativo del genere, ma ha dalla sua parte un vantaggio notevole: finanziamenti del governo cinese per 75 milioni di dollari. Questa settimana si riuniscono a Pechino 80 ricercatori di 40 istituti nel campo delle geoscienze, per cercare di far decollare la gigantesca banca dati in tempo per il Congresso Geologico Internazionale di Nuova Delhi, in programma nel marzo 2020.
“È un’ottima idea e una iniziativa molto interessante”, commenta per l’ANSA Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). “Anche se un database non permette di analizzare un fossile o un campione di roccia in prima persona: bisogna necessariamente basarsi su analisi fatte da altri. In ogni caso – aggiunge – anche le sole immagini possono essere preziose. Sarebbe bello riuscire a fare qualcosa del genere anche a livello europeo, perché la conoscenza è la base per una buona prevenzione e permetterebbe di sapere quali sono le aree a maggiore rischio naturale”.
Il Deep-time Digital Earth è un’evoluzione di un precedente progetto cinese nato nel 2006, il Geobiodiversity Database (Gbdb), che è riuscito là dove molti altri hanno fallito: mentre in passato i ricercatori hanno tentato di fare tutto da soli, il Gbdb si è affidato a volontari per raccogliere dati, controllati poi da ricercatori esperti e organizzati da specialisti nel campo dell’informatica. Nel 2012 il Geobiodiversity Database è diventato la banca dati ufficiale della Commissione Internazionale per la Stratigrafia e da lì è nata l’idea di ingrandire il progetto a livello internazionale.