Quattro asteroidi salutano la Terra, molto da lontano, a distanze comprese tra 900.000 e 2,8 milioni di chilometri dalla Terra, quindi ben oltre la Luna e di assoluta sicurezza, senza alcun rischio di impatto per il nostro pianeta. Per gli esperti è la prova che il sistema di sorveglianza spaziale degli asteroidi vicni alla Terra (Neo) funziona bene perché questi sassi cosmici sono ben monitorati e i loro passaggi previsti.
“Lo spazio intorno alla Terra è popolato di asteroidi, soprattutto quelli di piccole dimensioni come questi, ed è normale che in un solo giorno ne passino quattro, anzi dimostra la nostra capacità di poter prevedere questi passaggi, fino a 20 anni non era così” dice all’Ansa Ettore Perozzi dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). “Questi quattro passaggi – aggiunge – non comportano alcun rischio per la Terra e tutti e quattro gli asteroidi non sono nella cosiddetta lista di rischio, che comprende gli asteroidi che hanno probabilità non nulla di collidere con la Terra”.
Gli asteroidi che salutano la Terra il 2 gennaio si chiamano 2020AC (del diametro stimato di 16 metri), 2020AD (del diametro stimato di 15 metri), 2019YH (diametro stimato di 90 metri), 2019AE (diametro stimato di 12 metri). I primi due, che passano rispettivamente a 1,2 milioni di chilometri e a 900.000 chilometri dalla Terra, sono stati appena scoperti, mentre gli altri due sono ‘vecchie conoscenze’ scoperte lo scorso anno e passano alla distanza di 2,8 e 1,8 milioni di chilometri, come indicano i calcoli del Neo Coordination Centre dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) dedicato al monitoraggio di asteroidi e comete vicini alla Terra.
Riuscire a conoscere in anticipo le orbite di questi oggetti, rileva Perozzi, dimostra che “il sistema di sorveglianza spaziale funziona bene”, grazie a una rete di telescopi dedicata al monitoraggio degli oggetti vicini alla Terra e a ben due centri per il calcolo delle orbite, che sono il centro Cneo (Center for Neo Studies) della Nasa e il Centro Neo dell’Esa, fortemente voluto e sostenuto dall’Asi e che raccoglie anche l’eredità della ricerca italiana in questo ambito.