Il relitto della sonda sovietica Kosmos 482, diretta a Venere nel 1972 e mai arrivata a destinazione, potrebbe rientrare sulla Terra prima del previsto: entro l’anno, secondo alcuni, ma per altri questa stima potrebbe essere “prematura”. La posizione del relitto spaziale e le condizioni atmosferiche e quelle del ciclo solare “lasciano ipotizzare che non si tratti di un evento imminente”, ha detto all’ANSA Luciano Anselmo, dell’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione ‘A. Faedo’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Isti-Cnr).
A un anno dal rientro nell’atmosfera della stazione spaziale cinese Tiangong-1, torna l’attesa per un altro frammento di spazzatura cosmica in caduta incontrollata. Allo stato attuale “il rientro potrebbe avvenire l’anno prossimo o addirittura fra due o tre anni.”, ha detto ancor Anselmo. C’è incertezza anche sulle condizioni della sonda: dopo il lancio, avvenuto il 31 marzo 1972, la sonda non riuscì a immettersi nell’orbita di trasferimento che le avrebbe dato la spinta verso Venere e si separò in quattro frammenti.
Di questi, due caddero dopo 48 ore sulla Nuova Zelanda e gli altri due, probabilmente la capsula e il motore, rimasero a vagare su un’orbita più alta. E’ ancora presto per capire quale di questi due frammenti si stia avvicinando alla Terra. Se fosse la capsula, pesante 500 chilogrammi e costruita per resistere all’atmosfera incandescente di Venere, potrebbe superare indenne l’impatto con l’atmosfera terrestre e arrivare intera sulla Terra.
“Per quanto possa sembrare strano, questo è un vantaggio – ha rilevato Anselmo – perché da un punto di vista generale della valutazione del rischio un solo oggetto in caduta sulla Terra è meno pericoloso di una pioggia di frammenti”. Se le cose dovessero andare in questo modo, “la probabilità che qualcuno venga colpito è pari a uno su 10.000, ossia non supererebbe la soglia di sicurezza” comunemente stabilita per incidenti di questo tipo.