Il mare Adriatico è più affollato del previsto: nelle sue acque meridionali sono state individuate cinque nuove specie di ‘vermi marini’ (policheti) che si lasciano trasportare della correnti arricchendo così lo zooplancton marino.
La scoperta, che conferma il Canale di Otranto come importante hotspot di biodiversità, è pubblicata sulla rivista Scientific Reports da un gruppo multidisciplinare coordinato dall’Istituto di scienze marine (Ismar) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Venezia, al quale hanno partecipato anche la Stazione Zoologica ‘A. Dohrn’ e le Università di Messina e del Salento. Lo studio ha permesso di chiarire la relazione tra la presenza di questi organismi e i meccanismi oceanografici che regolano la circolazione delle acque marine nell’area compresa tra il Canale di Otranto, il Mar Ionio e il bacino Adriatico, come spiega il coordinatore dello studio Alessandro Bergamasco (Cnr-Ismar).
“Il confronto tra la ricchezza delle specie nelle diverse masse d’acqua – afferma l’esperto – suggerisce che le acque ioniche superficiali siano il principale vettore delle specie nell’area, sebbene un contributo rilevante provenga anche dalle acque adriatiche profonde, che potrebbero alimentare (attraverso correnti di fondo e fenomeni di cascading, cioè di inabissamento di acque più salate e/o più fredde e quindi più dense) i bacini più profondi dell’Adriatico meridionale con forme larvali o giovanili di policheti pelagici che ritroviamo anche nell’Adriatico settentrionale. Come se, in prossimità del fondale marino, si aprissero delle ‘finestre di connettività’ che permettono a questi organismi di essere trasportati, specialmente nel periodo tardo-invernale o a inizio primavera”.