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Secondo segnale di onde gravitazionali da due stelle di neutroni

Intercettato il secondo segnale di onde gravitazionali compatibile con la fusione tra due stelle di neutroni. Annunciato nel convegno della Società Astronomica Americana, il segnale ha viaggiato per 500 milioni di anni alla velocità della luce prima di scuotere la Terra, dove è stato catturato il 25 aprile 2019 dalla rete di rivelatori formata da Virgo, dell’Osservatorio Gravitazionale Europeo (Ego) al quale l’Italia partecipa con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), e dall’americano Ligo, della National Science Foundation (Nsf). I dati sono in corso di pubblicazione sulla rivista Astrophysical Journal Letters.


Il cacciatore europeo di onde gravitazionali Virgo, che si trova a Càscina, vicino Pisa (fonte: EgoVirgo)

È il primo evento catturato nel corso della terza campagna di osservazione delle onde gravitazionali partita il primo aprile 2019. Le due stelle di neutroni, resti di stelle esplose dopo aver esaurito il proprio combustibile nucleare, si sono fuse fino a formare un oggetto cosmico, probabilmente un buco nero, con una massa 3,4 volte quella del Sole. “Più grande di quella di qualunque sistema binario di stelle di neutroni noto nella nostra galassia”, ha osservato il responsabile di Virgo, Jo van den Brand. “Un aspetto – ha aggiunto – che ha interessanti implicazioni astrofisiche per la formazione di questi sistemi”.

Il segnale, indicato con la sigla GW190425, è simile a quello annunciato nell’ottobre 2017, che ha sancito la nascita dell’astronomia multimessaggera. Rispetto al segnale del 2017, però, non è stata osservata alcuna controparte elettromagnetica dai telescopi che hanno raccolto l’allerta inviata dalla collaborazione Ligo-Virgo. La ragione, ha chiarito Viviana Fafone, responsabile nazionale per l’Infn di Virgo, “è la maggiore incertezza nella localizzazione della sorgente, circa 200 volte meno accurata rispetto a quanto avvenuto nel 2017. Questo perché – ha concluso – il sistema binario era quattro volte più lontano dalla Terra, e al momento dell’evento la rete dei rivelatori gravitazionali non stava operando al completo”.

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