Altro capitolo sull’energia nucleare a fusione fredda. Già trent’anni fa si scoprì l’incredibile potenziale racchiuso nella fusione a freddo della materia. Eppure la censura e il silenzio hanno impedito a lungo l’emergere della verità…
L’energia è ovunque, in noi e nell’aria, ed è solo questione di tempo prima che la tecnologia ci permetta di accedere ad una fonte illimitata di sostentamento energetico per la civiltà umana, quella civiltà del benessere e dei consumi che nel alla fine degli anni ’80 cominciava a barcollare sotto il peso dell’indifferenza e dell’ostilità nei confronti delle scoperte più innovative e scottanti. Il decennio degli anni 80 fu testimone del tramonto del comunismo nel mondo occidentale, e di conseguenza anche della fine della guerra fredda e dell’ascesa delle istanze neoliberiste. Il libero mercato cominciava a dominare indisturbato sul mondo, mentre il repubblicano Ronald Reagan diventava il 40° presidente degli Stati Uniti, dopo una campagna elettorale incentrata su un programma economico liberista. In Europa, grazie agli accordi di Schengen venne sancita la libera circolazione delle persone tra i paesi Europei firmatari, un preludio del successivo trattato di Maastricht che avrebbe delineato la nascita dell’Unione Europea.
In quel periodo storico la forma mentis delle nuove generazioni e gli interessi di importanti lobby economiche fecero da substrato all’ascesa del neoliberismo, una concezione politico-economica che mira alla deregolamentazione e alla riduzione del peso dello Stato nell’economia pubblica. Si riduce il peso dello Stato e si potenzia quello dei mercati. L’energia passa da essere al servizio dei cittadini a strumento di guadagno e monopolio dei privati.
In questa cornice Martin Fleischmann e Stanley Pons, i due chimici statunitensi che avevano pubblicato nel 1989 i propri studi sulla fusione fredda, si trovarono a dover combattere per dimostrare l’efficacia dei loro esperimenti. Ma la credibilità dei due scienziati non era minata tanto dall’effettivo esito dell’esperimento, quanto dal groviglio di interessi e intrecci politico-economici sottostanti alla produzione energetica. Il neoliberismo, per propagarsi, necessita di fonti di energia care ed esauribili, da poter tassare ad alto prezzo, un prezzo che si traduce nella censura di chi tentò di far affiorare altre modalità di produzione energetiche. Ma possibile che spaventasse così tanto la possibilità di “fondere a freddo” la materia?
A quanto pare, questo tipo di energia potrebbe alimentare immense aree del mondo a costi notevolmente inferiori rispetto alla nucleare calda, sia economicamente che ecologicamente. La fusione fredda infatti è un’energia pulita, come quella del sole, non produce scorie nucleari e non è pericolosa. Basterebbe un piccolo generatore per produrre localmente energia limpida, in grandi quantità e a basso costo. Ciò sconvolgerebbe l’assetto economico globale. Ma procediamo con ordine.
Per comprendere cosa sia la fusione fredda è bene partire dal fenomeno della fusione nucleare: una reazione mediante cui due nuclei leggeri, spesso idrogeno e i relativi isotopi (atomi dello stesso elemento ma differenti perché aventi diverso numero di massa atomica), entrano in collisione fondendosi in un unico nucleo più pesante. Questa reazione produce immense quantità di energia, grazie al cosiddetto “difetto di massa”. Quest’ultimo non è altro che materia sprigionata dalla fusione e trasformata in energia secondo la nota formula di Enstein E=mc².
La materia, infatti, per quanto possa sembrarci solida e impenetrabile, non è altro che energia. Va detto che il processo di fusione nucleare può avvenire o sottoponendo gli atomi a temperature elevatissime (15 milioni di gradi centigradi) oppure sfruttando la particolare proprietà di alcuni elementi, il migliore dei quali è il palladio, nei confronti dell’idrogeno e dei suoi isotopi. Come una spugna il palladio ha la facoltà di caricarsi, o meglio, di assorbire idrogeno. Secondo i due chimici Fleischmann e Pons la reazione di fusione è dovuta alle proprietà cristallografiche del palladio, che fungendo da catalizzatore induce i nuclei degli atomi di deuterio (un isotopo dell’idrogeno ) ad una condizione di risonanza tale da farli fondere.
In seguito alla pubblicazione dei loro risultati, i due scienziati della fusione furono sommersi dalle critiche, a tal punto che la loro venne definita dal fisico Douglas R.O. Morrison una “scienza patologica” incapace di produrre realmente energia. Numerosissimi laboratori in tutto il mondo all’inizio degli anni ’90 tentarono di riprodurre l’esperimento, con pessimi risultati, contribuendo alla formazione di un’opinione pubblica particolarmente negativa, accentuata anche dal potente influsso dei mass media. Gli stessi Fleischmann e Pons a posteriori dichiararono di aver commesso degli errori nella misura dell’energia, affermando comunque la riuscita del loro esperimento. Certamente i due scienziati agirono in maniera frettolosa e poco precisa, ma è chiaro che venne messa in atto una vera e propria censura da parte della comunità scientifica. Negli anni successivi al lavoro dei due chimici, l’interesse nei confronti della fusione fredda si ridusse drasticamente, facendo di quell’ambito una realtà di nicchia. Ciò nonostante alcuni ricercatori non si arresero e proseguirono imperterriti gli studi e le sperimentazioni, giungendo a risultati stupefacenti.
To be continued…