Una nuova terapia genica è riuscita a riparare il cuore da un infarto, cancellando o riducendo le sue cicatrici e stimolando la rigenerazione con la proliferazione delle cellule cardiache. L’esperimento, a guida italiana e pubblicato sulla rivista Nature, è stato ottenuto sui maiali e i dati fanno sperare che in cinque anni si possa sperimentare sull’uomo.
“E’ un momento molto eccitante per tutto il campo”, dice Mauro Giacca, del Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologia (Icgeb) di Trieste, che ha coordinato la ricerca con Fabio Recchia, della Scuola Sant’Anna di Pisa. Hanno collaborato inoltre la Fondazione Monasterio di Pisa, con la supervisione di Giovanni Aquaro, e la School of Cardiovascular Medicine & Sciences del King’s College London.
“Dopo tanti tentativi infruttuosi negli ultimi 15 anni provando a utilizzare le cellule staminali, per la prima volta – prosegue Giacca – abbiamo compreso come sia possibile riparare il cuore in un animale di grossa taglia stimolando direttamente le proprietà delle cellule cardiache sopravvissute al danno”.
Nella ricerca sono state trasferite nel cuore di maiali colpiti da infarto sequenze di informazione genetica, chiamate micro-Rna che, come registi molecolari, regolano l’espressione di altri geni. La sequenza utilizzata, indicata con la sigla microRNA-199, è stata trasferita nel tessuto del cuore a bordo di un virus reso inoffensivo e utilizzato come navetta. Arrivata a destinazione, ha stimolato la rigenerazione del cuore nel maiale, portando al recupero quasi completo della sua funzionalità un mese dopo l’infarto.
“Nella terapia genica tradizionale si trasferisce un gene che codifica una proteina curativa, mentre in questo caso – spiega Recchia – è stato trasferito un pezzetto di materiale genetico, dell’Rna, che inibisce l’espressione di alcune proteine, innescando dei meccanismi molecolari, che hanno portato alla rigenerazione cellulare”. Nel caso del cuore il problema è che “le cellule contrattili nell’uomo smettono di formarsi dal momento della nascita, e calano durante la vita per varie ragioni, come un infarto”, spiega Giacca.
Ma il nuovo risultato, su un animale di grande taglia, dimostra che è possibile ‘risvegliare’ le cellule del cuore che sono state risparmiate dall’infarto sfruttando gli stessi meccanismi con cui in altri animali il cuore si rigenera spontaneamente. “Si tratta di meccanismi rigenerativi antichi, che hanno pesci e salamandre, e che noi uomini, come i maiali, abbiamo perso nel tempo”, commenta Recchia. Perché si arrivi a una sperimentazione sull’uomo ci vorrà ancora tempo. “Il trattamento finora è stato condotto con un virus modificato, ma ciò non ci consente di controllare in maniera precisa il dosaggio di microRna, il che può portare ad aritmie nel lungo andare.
Dobbiamo imparare – prosegue Giacca – a dosare nel tempo l’Rna, dandolo subito dopo l’infarto e basta, come se fosse un farmaco sintetico. Sappiamo che è possibile perché è stato fatto nei topi”. I ricercatori hanno iniziato a testare questa tecnica di somministrazione nei maiali e pensano di avere i risultati entro 6 mesi. “Se tutto andrà bene come pensiamo – conclude – entro 5 anni potremmo avere concluso la sperimentazione clinica sull’uomo”.