Tra le migliori giovani università del mondo, nate meno di 50 anni fa, 12 sono italiane. Si collocano infatti fra le prime 150 delle 352 considerate nella classifica stilata dal Times Higher Education (The) Young University Rankings 2019. In testa l’Università di Hong Kong di Scienza e tecnologia, seguita dal Politecnico di Losanna e dall’Università Tecnologica di Nanyang, di Singapore.
Settima la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che si colloca così entro le prime dieci della classifica, divisa fra 5 giovani atenei asiatici e 5 europei. Le altre università italiane seguono a una certa distanza: al 23/o posto la Vita e Salute – San Raffaele di Milano, e poi le Università di Verona (73/o posto) e Bolzano (77) e ancora Milano Bicocca (82), Roma Tre (86), Politecnico di Bari (88), quindi le Università della Calabria (98) e di Brescia (108), l’Università Politecnica delle Marche (128) e quelle di Roma Tor Vergata (137) e di Udine (149).
Gli analisti del Times Higher Education Young University Rankings 2019 hanno utilizzato gli stessi parametri adottati per la classifica generale, valutando in particolare le attività di formazione e ricerca di ciascuna università attraverso il numero e il prestigio delle pubblicazioni e il relativo numero delle citazioni, il trasferimento tecnologico, l’apertura internazionale. Questi e altri indicatori, sottolineano gli analisti, “sono stati ponderati per riflettere le speciali caratteristiche delle istituzioni universitarie più giovani, come la loro dinamicità e la propensione all’ulteriore sviluppo”.
Sulla base di questi criteri la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, fondata nel 1987, ha consolidato la sua presenza tra le migliori dieci giovani università al mondo, guadagnando due posizioni. Un risultato che arriva a una settimana dalla pubblicazione del QS World University Rankings che l’ha inserita tra i primi 200 atenei al mondo e in decima posizione per la ricerca prodotta in rapporto al numero dei suoi docenti e ricercatori e per le relative citazioni.
“E’ un risultato straordinario, da condividere con tutte le componenti della nostra comunità, che deriva da un lungo e quotidiano lavoro corale, che crea ‘valore pubblico'”, ha commentato la rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna, Sabina Nuti, che ha ringraziato per il risultato il rettore che l’ha preceduta fino al maggio scorso, Pierdomenico Perata. “Ora – ha aggiunto – le sfide sono legate a una maggiore apertura internazionale, sia per i docenti sia per gli allievi, al potenziamento delle attività di formazione, a partire da quelle che coinvolgono i nostri allievi ordinari e l’ulteriore potenziamento della ‘terza missione'”.