Se piante comuni come rose, garofani e petunie sono ricche di petali, il merito è del loro Dna e, in particolare, di un gene iperattivo. Lo dimostra lo studio italiano pubblicato sul Journal of Experimental Botany dal gruppo dell’Università Milano coordinato da Laura Rossini, dell’Istituto di biologia e biotecnologia agraria del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ibba-Cnr), e da Stefano Gattolin, del Parco tecnologico padano di Lodi.
Utilizzando banche dati del Dna di diverse specie di piante, i ricercatori hanno individuato mutazioni molto simili, collegate a un gene chiave dello sviluppo del fiore, del quale modificano la regolazione in modo da farlo lavorare più a lungo fino ad avere un’abbondanza di petali.
“È stato davvero sorprendente analizzare uno ad uno i geni che ritenevamo coinvolti e ritrovare via via mutazioni analoghe nella rosa Rugosa, nei garofani e nelle popolari petunie doppie, quelle cioè con un numero aumentato di petali”, ha osservato Gattolin.
In rosso le mutazioni che alterano la regolazione del gene che stimola la formazione dei petali (fonte: Stefano Gattolin)
Le varietà di fiori che hanno un numero superiore di petali rispetto ai tradizionali cinque sono molto ricercate nel mercato vivaistico. L’uomo nei secoli ha selezionato le mutazioni naturali avvenute in questo gruppo di geni, favorendo così la diffusione di varietà con fioriture spettacolari. Per Rossini, “il trasferimento di questa informazione genica a specie diverse non era affatto scontato. Basti pensare – ha aggiunto – che le piante che abbiamo studiato sono talmente diverse che un loro antenato comune risale al Cretaceo, quando ancora il mondo era dominato dai dinosauri”.
Questa conoscenza, concludono gli esperti, potrà in futuro essere applicata allo sviluppo di nuove varietà a fiore doppio in altre piante, anche attraverso le nuove tecniche di taglia e incolla il Dna, che consentono di modificare in maniera mirata specifiche sequenze geniche.