Cyberattacco al sito del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa con un mini computer da 35 dollari, il Raspberry Pi, progettato nel 2012 per i bambin e con le dimensioni di una carta di credito. L’hacker è riuscito a rubare circa 500 megabyte di dati, inclusi due file della missione Mars Science Laboratory, che gestisce il rover Curiosity su Marte.
L’episodio risale al 2018, è stato scoperto solo dopo alcuni mesi e ora è in corso un’indagine per scoprire l’autore dell’attacco informatico. Quest’ultimo, secondo il rapporto dell’ufficio dell’Ispettore generale della Nasa pubblicato il 18 giugno 2019, è avvenuto a seguito del mancato aggiornamento del sistema che controlla i dispositivi che hanno accesso alla rete. In risposta all’attacco, secondo il rapporto, il Jpl “ha installato sistemi di monitoraggio aggiuntivi e sta riesaminando gli accordi di accesso alla rete con i suoi partner esterni”.
L’hacker, spiega il sito Techxplore, “ha usato il piccolo dispositivo che si collega a televisori domestici e viene utilizzato principalmente per promuovere l’informatica nei Paesi in via di sviluppo”. Oltre ai file della missione su Marte, sono state sottratte informazioni relative al regolamento internazionale sul traffico di armi che limitano l’esportazione delle tecnologie militari e di difesa statunitensi.
L’aspetto ancora più importante, secondo il rapporto, “è che il pirata informatico è riuscito ad accedere con successo a due delle tre reti Jpl primarie”. I funzionari della Nasa sono preoccupati che i pirati informatici possano “accedere ai sistemi delle missioni, con il rischio di inviare segnali negativi alle missioni di volo spaziali umane che utilizzano tali sistemi”. Per questo la Nasa sta controllando l’integrità dei dati relativi alla Deep Space Network, ossia la rete internazionale di radiotelescopi, che svolge attività di supporto alle missioni interplanetarie “e – sottolinea il rapporto – per precauzione ha temporaneamente disconnesso diversi sistemi relativi al volo spaziale dalla rete Jpl”.