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Un tasto per capire i desideri

Può sembrare un semplice pulsante, ma è molto di più. E’ un interruttore che ‘accende’ i desideri: quelli di chi non può esprimerli con la propria voce. Desideri semplici, come ascoltare la musica preferita senza dover dipendere dagli altri. Una piccola idea nata in famiglia, per aiutare un fratello disabile, che oggi è diventata un prototipo targato Google che promette di aiutare molte altre persone. Ecco la storia di ‘Diva’ (DIVersely Assisted), il dispositivo realizzato in Italia per permettere a chiunque di interagire senza parlare con l’assistente di Google, per usare la tv, il lettore musicale e i sistemi domotici della casa in autonomia.

Ad avere l’intuizione è stato Lorenzo Caggioni, sviluppatore di Google Italia, che dopo aver ricevuto il plauso dei colleghi a Mountain View, sta già lavorando anche a un’app per inviare comandi semplificati dallo smartphone. Classe 1980, laureato in fisica delle particelle all’Università di Milano, Lorenzo è approdato a Google nove anni fa, per aiutare i clienti ad adattare le tecnologie del colosso californiano alle loro esigenze. Un lavoro creativo, che lo ha portato a cercare nuove soluzioni anche per suo fratello Giovanni, grande appassionato di musica. “Ha 22 anni ed è affetto da sindrome di Down: è cieco e non riesca a parlare”, racconta Lorenzo. “Non è sempre facile capire quali siano i suoi desideri e interessi, per questo volevo creare qualcosa che gli permettesse di scegliere quando ascoltare la sua musica preferita in totale autonomia, usando gli stessi dispositivi che usiamo noi: anche questa è inclusività”.

 

La scintilla scocca con l’arrivo in Italia dell’assistente virtuale di Google. “Ho pensato che potevo usarlo come strumento per accedere alle tecnologie presenti in casa: dovevo solo trovare un modo per permettere a Giovanni di azionarlo anche senza la voce”. Così, due anni fa, Lorenzo ha iniziato sviluppare l’idea del pulsante sfruttando la politica del ‘20% time’, con cui Google permette ai dipendenti di impiegare il 20% dell’orario di lavoro per dedicarsi a progetti personali. Grazie al supporto dei colleghi che si occupano di accessibilità, ha così preso forma il prototipo del pulsante, declinato in diverse varianti, che ha vinto il concorso per idee innovative interno all’azienda. “La cosa più bella – racconta Caggioni – è stato vedere Giovanni usare il pulsante per la prima volta: ora si diverte perfino a fare i dispetti ai miei figli cambiando i cartoni alla tv”.

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