Un esempio importante di sorveglianza che “non crea preoccupazione, ma riporta al discorso delle minacce salute umana dal mondo animali”: signfica soprattutto questo la scoperta, in Cina, di un virus simile all’H1N1 responsabile della pandemia di influenza del 2009, ha detto all’ANSA, per l’epidemiologa Stefania Salmaso, che nel 2009 ha seguito la pandemia di influenza a capo del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss).
“La scoperta del nuovo virus è un risultato della sorveglianza da anni si conduce in diverse parti del mondo, compresa l’Italia”, ha osservato. “La cosa interessante – ha aggiunto – è che, mentre i ceppi in circolazione cambiano continuamente, il nuovo virus trovato nei maiali ha preso piede dal 2016” e “il suo genoma contiene elementi che lo hanno reso in grado di infettare l’uomo”. Secondo l’esperta, quello osservato in Cina “sarebbe il primo gradino nella scala dell’evoluzione che porta a una pandemia”.
Mancano altri passaggi fondamentali: “bisogna, per esempio, dimostrare l’efficienza del virus nella trasmissione da una persona all’altra”. E’ un’allerta, ha proseguito, “che ci riporta ai piani pandemici elaborati nel 2006 e nel 2009 e all’importanza di avere un aggiornamento dei piani pandemici”.
Anche nel 2018 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) aveva sollecitato una revisione dei piani pandemici, ma quella richiesta non ha avuto seguito. “Questa volta – ha concluso Salmaso – non ci sono più scuse per rimandare l’aggiornamento di un piano pandemico condiviso”.