Non solo onde gravitazionali e raggi gamma: la collisione delle due stelle di neutroni che nel 2017 era stata seguita da tutto il mondo ha prodotto anche un getto di materia la cui luce ha viaggiato per 130 milioni di anni luce fino alla Terra. Lo ha visto una rete di 33 radiotelescopi e il risultato, pubblicato sulla rivista Science, parla italiano. Ha coordinato la ricerca Giancarlo Ghirlanda, dell’Osservatorio di Brera dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), e hanno partecipato tanti ricercatori di altre sezioni dell’Inaf, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e di molte università.
Dopo la scoperta del 17 agosto 2017, i ricercatori hanno continuato a monitorare la sorgente GW170817, che subito dopo aver generato le onde gravitazionali aveva prodotto un rapidissimo lampo di raggi gamma, durato meno di due secondi, e una gigantesca esplosione durata circa 10 giorni, nella quale il materiale delle due stelle era stato scagliato nello spazio interstellare.
Rappresentazione artistica dei getti generati dalla fusione di due stelle di neutroni (fonte: O.S. Salafia, G. Ghirlanda, NASA/CXC/GSFC/B. Williams et al.)
Oltre a questi fenomeni, ce ne era un terzo, al quale non si era riusciti a dare subito un’identità: una emissione luminosa, rilevata in tutte le frequenze dello spettro elettromagnetico, dall’ottico, ai raggi X, alle onde radio, che “lentamente aumentava e ha raggiunto il massimo splendore circa 200 giorni dopo, cioè all’inizio del 2018, e poi ha cominciato a spegnersi”, ha detto all’ANSA Ghirlanda.
I ricercatori si sono concentrati proprio su questa emissione che è stata osservata al culmine della sua luminosità con 33 osservatori distribuiti su tutta la Terra, compresa l’Italia con i radiotelescopi di Medicina (Bologna) e Noto (Siracusa). “Queste osservazioni – ha spiegato Ghirlanda – hanno permesso di fotografare con la più alta risoluzione possibile il fenomeno, consentendoci di vedere i dettagli più piccoli della sorgente”.
Rappresentazione grafica di tutti i radiotelescopi coinvolti nelle osservazioni (fonte: Paul Boven)
In questo modo è stato identificato il getto: “Abbiamo visto una emissione compatta, come se fosse uno spillo che non punta direttamente verso la Terra, ma è inclinata di circa 20 gradi”.
La scoperta contribuisce ad avere un quadro ancora più chiaro di quello che è successo il 17 agosto 2017, quando nella periferia della galassia NGC 4993, nella costellazione dell’Idra, due stelle di neutroni si sono scontrate, generando un buco nero, che potrebbe avere la massa circa il doppio di quella del Sole