“Con sommo piacere annunciamo a tutti i lettori che il Prof Antonio Guidi ex Ministro della famiglia ha accettato di collaborare con corriereQuotidiano nel ruolo di Editorialista di punta. Anche noi assieme alla platea delle tante persone che gli riconoscono merito come politico, come ministro e come medico ci sentiamo orgogliosi di questo suo contributo a testimonianza della sua grande sensibilità ”
Quando un bambino tenta di metter fine alla propria vita è tragedia per chi lo ama ed è sconfitta di chi, adulto, interagisce con lui. Se poi ha una disabilità è ancor peggio, non perché la vita ha un valore diverso, ma per il fatto che chi ha una disabilità è (o dovrebbe essere) “seguito” da più persone.
Ciò è dolorosamente vero nel caso del bambino dell’avellinese che soffre di tratti autistici. Dopo tantissimi episodi di bullismo, che hanno esercitato alcuni compagni della sua classe, ha tentato di gettarsi dalla finestra del secondo piano della scuola.
“Parlo di sconfitta” mi verrebbe voglia di parlare di colpa, perché non è possibile che un bambino venga ferito al cuore per tanto tempo e gli educatori, il bambino ha anche l’insegnante di sostegno, non siano stati capaci di percepire quello che stava accadendo ed intervenire in maniera dolce ma efficace.
Come al solito, un pò all’ italiana, si tenta di intervenire “dopo” ed anche qui più per autotutela che per il bene del bambino ed in fondo anche dei “cattivi”: si sposta la classe dal secondo piano al piano terra, per evitare ulteriori episodi, ma nonostante le richieste della mamma si lascia il bambino nello stesso gruppo classe che oggi lui vive con paura e dolore.
Si demanda al Consiglio di Classe per diluire le responsabilità. A mio avviso intanto è indispensabile far capire che l’educatore, proprio perché ha questa funzione, deve saper cogliere il disagio e i comportamenti devianti sul nascere. Anzi con una buona educazione all’ accettazione delle diversità, che vanno valorizzate e rispettate, bisogna fare un’indispensabile prevenzione.
In ogni caso coinvolgere tutti i genitori del gruppo classe, non per fare processi, o chiedere inutili scuse, ma per cercare di comprendere le radici del problema individuale e collettivo. Chi scrive cerca sempre di valorizzare la parte positiva di ogni accadimento e insisto nel sostenere che l’integrazione scolastica vera delle persone con disabilità rappresenta una conquista grandissima di civiltà per tutti noi.
Contemporaneamente un momento indispensabile e positivo per la crescita biopsichica dell’alunno con disabilità. Ma non possiamo trascurare, ma anzi dobbiamo mettere in primo piano, che è soprattutto un momento preziosissimo di educazione civica e culturale per gli alunni cosiddetti “normali”.
Quando, come in questo caso, si perde questa occasione creiamo un danno ed una ferita all’anima del bambino disabile che si rimarginerà, forse, a fatica negli anni, ma contemporaneamente si spreca una grandissima occasione positiva per tutti gli altri.
Per me chi spreca occasioni utili nel sociale non commette un peccato veniale, ma capitale.
Prof.Antonio Guidi