Di nuovo in piazza per la scuola. Genitori, docenti e sindacalisti manifesteranno il 26 settembre in piazza del Popolo a Roma (ore 15). Il motivo? “Imporre al governo un profondo cambiamento di rotta, un’altra agenda, altre priorità, affinché il diritto allo studio possa essere veramente tale”. La mobilitazione nasce dal Comitato “Priorità a scuola” nato nei mesi del lockdown, sceso in 18 piazze italiane per la prima volta sabato 23 maggio, con le regole del distanziamento imposte dal Covid, e un unico slogan ripreso da una citazione di Antonio Gramsci: “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza”. Poi di nuovo, ancora più numerosi, il 25 giugno, per chiedere ancora una volta di rientrare a scuola a settembre, sui banchi, in completa sicurezza. E ancora presidi davanti alle Regioni a luglio.
Ora che l’avvio del nuovo anno scolastico è alle porte, la protesta non si ferma. Anzi. Stavolta sarà con tutti i sindacati presenti, i Confederali, Snals, Gilda e quelli di base. Mentre una mobilitazione con sciopero è lanciata il 24-25 settembre da Cobas Sardegna, Usb, Unicobas, Cub scuola.
“Le condizioni materiali delle scuole sono sostanzialmente rimaste uguali al periodo precedente la pandemia, gli stessi nuovi arredi (banchi monoposto) arriveranno entro il mese di ottobre- le ragioni della protesta di Priorità alla scuola – I criteri di formazione delle classi sono rimasti invariati, con il paradosso dell’aumento delle classi pollaio per la mancanza di “ripetenti” in particolare nelle prime superiori, l’assunzione di nuovo personale docente e Ata non supererà, nella migliore delle ipotesi, le 40.000 unità, a fronte di un fabbisogno reale almeno quadruplo”.
“Sarà una manifestazione partecipata, non sarà solo dei genitori, dei sindacati e degli studenti, ma allargheremo la piazza alle realtà dei movimenti antirazzisti, ecologisti e transfemministi perché la scuola è interesse di tutta la società”, spiega Costanza Margiotta.
Il Comitato Priorità alla scuola contesta la ripartenza in particolare delle superiori ancora con la didattica a distanza. E scrive: “E’ particolarmente scandalosa la formula usa e getta con cui saranno assunti 50mila lavoratori licenziabili in tronco in caso di nuova sospensione. E’ evidente che così non potranno essere garantite né la sicurezza, né il diritto allo studio con la didattica che non può che essere in presenza, dato che la scuola ha bisogno di relazioni sia emotive che cognitive”.
Scrivono Flc-Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals e Gilda aderendo alla manifestazione: “Il Paese non può permettersi di ripartire con un’offerta formativa al ribasso, a causa dei ritardi e dell’insufficienza delle risorse. Serve un’inversione di rotta nelle politiche pubbliche, da orientare con decisione a sostegno dello sviluppo attraverso scelte mirate di forte investimento nei settori strategici, a partire dall’ istruzione e formazione, fattori indispensabili per il rafforzamento del tessuto democratico del Paese”.
Fonte www.repubblica.it