Roma, 1 dicembre 2023 – Solo il 55,2% dei bambini delle scuole primarie ha accesso al servizio mensa, in alcune zone della Sicilia la percentuale varia dal 6% all’8%. Il 13,4% dei minori vive in una condizione di povertà e proprio a mensa potrebbe consumare l’unico pasto equilibrato e sano al giorno. Save The Children presenta una nuova ricerca sulle mense, insieme all’Osservatorio sui conti pubblici italiani, dal titolo ‘Mense scolastiche: un servizio essenziale per ridurre le disuguaglianze’, in cui si evidenziano i dati allarmanti sullo stato della ristorazione collettiva scolastica in Italia.
Evidenziamo ancora una volta l’importanza che garantire il tempo pieno e l’accesso alla mensa scolastica, deve essere visto soprattutto come uno strumento fondamentale per contrastare l’abbandono scolastico e come basilare contrasto alle disuguaglianze, a dimostrazione che il servizio della ristorazione scolastica è di per sé un servizio pubblico essenziale ed importante. Attualmente il divario, tra chi ha la possibilità di avere una mensa scolastica e chi no, è molto ampio e molto differenziato tra il nord e il sud dell’Italia, un gap che va colmato, dove le aziende della ristorazione collettiva e l’amministrazione pubblica possono fare subito la differenza.
«Con il PNRR si sta facendo un passo in avanti importante» dice Massimo Piacenti, presidente di ANIR Confindustria, «per poter fornire servizi fondamentali laddove attualmente non ci sono. Giusta la richiesta avanzata in questo studio di Save the Children di un impegno economico maggiore, da aggiungersi a quello del PNRR, per garantire a maggiori fasce di popolazione, la fruizione gratuita delle mense. Ribadiamo, come abbiamo già ribadito anche a Save The Children, come imprese della ristorazione collettiva, la più ampia e totale disponibilitàÌ e a confrontarci direttamente con le amministrazioni pubbliche affinché il divario sociale possa essere ridotto nel minor tempo possibile. ANIR Confindustria sta investendo in concetti come cibo pubblico e pasto giusto proprio perché consapevoli che le nostre società forniscono un servizio essenziale che, dove c’è, dà il suo contributo non solo in termini nutrizionali, ma anche formativi e sociali».