E’ un vero e proprio assalto alla diligenza che passa nella scuola ormai troppe poche volte. Il sogno di una cattedra fissa: ce la farà a realizzarlo un precario o un giovane laureato su undici. Tutti gli altri si metteranno in fila nelle graduatorie. Il ministero all’Istruzione ha registrato numeri record nelle domande di partecipazione ai concorsi ordinari della scuola previsti in autunno: oltre 76mila per l’infanzia e primaria, più di 430mila per la secondaria, medie e superiori. I posti a bando sono complessivamente 45.863.
“La domanda di partecipazione è molto alta – osserva la ministra Lucia Azzolina -. Un dato facilmente spiegabile: c’era molta attesa perché da troppo tempo i concorsi si svolgono a singhiozzo”. I dati che emergono dalla rilevazione condotta da Viale Trastevere dopo la chiusura dei tempi utili per la presentazione delle istanze: la scadenza era fissata al 31 luglio.
Mentre è slittata al 10 agosto la scadenza per partecipare al concorso straordinario (32mila posti) per le medie e le superiori, il primo che sarà poi svolto – la ministra ha annunciato ad ottobre – dopo mesi di scontro coi sindacati sulle modalità e una spaccatura in maggioranza ricomposta dalla mediazione del premier Conte. Un concorso riservato ai precari storici, con almeno 36 mesi di servizio, che si trascina dai tempi del ministro leghista Marco Bussetti.
Colpisce l’età media di chi ha fatto domanda nei concorsi ordinari all’infanzia e alla primaria, segno di un precariato che il sistema di reclutamento non riesce a stabilizzare (non è una novità): il 53,7% dei candidati al ruolo di maestri ha più di 41 anni (oltre novemila sono over 50). Diversa la situazione per gli aspiranti di ruolo alle medie e superiori: il 69,6% ha un’età inferiore ai 40 anni. Qui si registra la coda lunga dei laureati e neo laureati che hanno acquisito i 24 crediti formativi universitari obbligatori dal 2017 per l’accesso ai concorsi.
I numeri del concorso per l’infanzia e la primaria
Sono state inoltrate 76.757 domande, il 96% sono candidati donne. I posti a bando sono 12.863. Con riferimento all’età, il 13,9% (pari a 10.683 candidati) ha un’età fino a 30 anni, il 32,4% ha fra i 31 e i 40 anni (24.856), il 41,5% ha fra i 41 e i 50 (31.871), il 12,2% ha più di 50 anni (9.347). Le Regioni per le quali sono state presentate più domande di partecipazione sono la Lombardia (12.149), il Lazio (9.868) e la Toscana (8.114).
Quanto alle provenienze geografiche, il 33,6% delle domande arriva da regioni del Nord, il 44,2% dal Sud e dalle Isole. Guardando alle singole regioni, il maggior numero di candidati proviene dalla Sicilia (9.116, l’11,9% del totale). Seguono Lombardia (8.366, il 10,9%) e Campania (8.151, il 10,6%).
I numeri del concorso per la secondaria
Per la scuola secondaria di primo e secondo grado sono state inoltrate 430.585 domande, il 64% dei candidati è di sesso femminile. I posti a bando sono 33.000. Con riferimento all’età delle candidate e dei candidati, il 30,4% è under 30 anni (131.040), il 39,2% ha tra i 31 e i 40 anni(168.857), il 24,1% ha un’età fra i 41 e i 50 (103.804), il 6,2% ha più di 50 anni (26.884).
Le Regioni per le quali sono state presentate più domande sono la Lombardia (62.580), il Lazio (52.882) e la Campania (49.213). Il 23,9% delle candidate e dei candidati proviene dal Nord, il 18,4% dal Centro, il 57,6% dal Sud e dalle Isole, lo 0,2% dall’estero. Guardando alle singole Regioni, il maggior numero di candidati proviene dalla Campania (79.116, il 18,4%), dalla Sicilia (58.933, il 13,7%), dalla Puglia (39.819, il 9,2%).
Azzolina: “Pagare di più i docenti”
“Dobbiamo fare in modo – insiste Lucia Azzolina – che, per il futuro, ci sia una migliore programmazione: in un Paese normale i concorsi debbono svolgersi al massimo ogni due anni. Ma dobbiamo guardare oltre, dando certezza a chi insegna da precario sul suo futuro lavorativo e a chi vuol cominciare a insegnare sul percorso da seguire. L’insegnamento deve tornare ad essere una professione attrattiva e rispettata. Dobbiamo pagare di più i nostri insegnanti e creare percorsi certi per arrivare in cattedra. Invertendo anche alcune tendenze, come quella che vede pochi uomini avvicinarsi all’insegnamento nella scuola primaria e dell’infanzia, come ci dicono i dati sulle domande di partecipazione”.Fonte www.repubblica.it