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SCUOLA ELEMENTARE E MEDIA, TORNARCI NON È MAI STATO COSÌ BELLO: 9 BAMBINI SU 10 SONO STATI CONTENTI DI RIPARTIRE

NONOSTANTE IL COVID-19, IL 76% SI SENTE SICURO A SCUOLA,

MA IL 24% TEME MISURE POCO CHIARE E L’INCAPACITÀ, PROPRIA O DEI COMPAGNI, DI RISPETTARE LE MISURE DI PREVENZIONE. 

MENSA SCOLASTICA: PER PIÙ DI 1 FAMIGLIA SU 10 È L’UNICO PASTO COMPLETO DELLA GIORNATA

Alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Infanzia, 20 novembre, SOS Villaggi dei Bambini rilancia l’attenzione su scuole e infanzia e diffonde l’indagine IPSOS sulle nuove consapevolezze degli italiani in materia di povertà educativa e divario digitale, cibo e alimentazione a casa e a scuola.

In più di 1 caso su 10 la disattivazione del servizio di refezione scolastica comporta

la mancanza di un pasto giornaliero ben bilanciato, che la famiglia fa fatica a garantire a causa delle difficoltà economiche.

Cresce rapidamente l’attenzione degli italiani per quelle che saranno le scelte del Governo sulla Scuola, con conseguenze che vanno oltre la funzione educativa. I ragazzi sono stati contenti di tornare a scuola (90%), un rientro affrontato con entusiasmo (50%), nonostante le stringenti misure di sicurezza, verso le quali c’è stata una sostanziale adesione e comprensione (70%).

Più preoccupati i genitori, i cui timori per il rischio di contagi (25%) supera quello per i possibili problemi di apprendimento legati alla didattica a distanza (14%). Mentre il pasto consumato a scuola si conferma un elemento fondamentale nella vita familiare, sotto l’aspetto organizzativo ma soprattutto nutrizionale, laddove per molti ragazzi esso rappresenta l’unico pasto veramente completo della giornata (11%).

Sono dei dati emersi dal sondaggio “Nutrire l’Infanzia. Povertà educativa, divario digitale”[1], realizzato da IPSOS per conto di SOS Villaggi dei Bambini per indagare, alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Infanzia, le dinamiche all’interno delle famiglie italiane dopo la ripresa dell’anno scolastico in questa nuova fase pandemica. Attraverso questa indagine, l’Organizzazione intende intervenire e sensibilizzare il grande pubblico sul fondamentale ruolo della Scuola nel garantire ai bambini e ai ragazzi la possibilità di costruirsi un solido bagaglio di competenze e di conoscenze, con un’attenzione specifica a quanti vivono in condizioni di fragilità e di marginalità.

È stato un ritorno tra i banchi tra luci e ombre – spiega Samantha Tedesco, Responsabile Programmi e Advocacy di SOS Villaggi dei Bambini – tra la paura del contagio e la consapevolezza del ruolo insostituibile dell’istruzione. Abbiamo scelto di divulgare questi dati in occasione del 20 novembre, anniversario dell’adozione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’Infanzia, per celebrare il protagonismo dei bambini e invitare i Governi a rinnovare i loro impegni per i diritti dei più piccoli, primo fra tutti quello allo studio, riconosciuto anche dal quarto Obiettivo di Sviluppo delle Nazioni Unite (“Fornire un’educazione di qualità, equa e inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento eque per tutti”, ndr). La profonda crisi globale che stiamo vivendo rischia di sospingere i temi dell’Infanzia ai margini dell’agenda. Per questo – conclude Tedesco – oggi è più importante che mai, per SOS Villaggi dei Bambini, rivendicare il diritto dei più giovani a partecipare ai processi che incidono, o incideranno, sulla loro vita”.

A SCUOLA IN TEMPI DI PANDEMIA: L’ENTUSIASMO DEI FIGLI, LE PAURE DEI GENITORI

9 genitori su 10 dichiarano che il proprio figlio era molto (53%) o abbastanza (37%) contento di rientrare a scuola, indipendentemente dal ciclo di studi o classe frequentata. 1 genitore su 2 parla di “entusiasmo” come stato d’animo prevalente nei figli che hanno affrontato il rientro a scuola. Il 16% dei genitori ritiene invece che il proprio figlio abbia affrontato il rientro con incertezza su ciò che avrebbe potuto aspettarsi, e l’8% dei genitori parla addirittura di un rientro con paura.Guardando al ciclo scolastico/classe frequentata, maggiore l’entusiasmo riconosciuto ai più piccoli (58% per i bambini di prima e seconda elementare), a fronte di un maggior senso del dovere dei più grandi (dalla terza elementare alle medie).

Più di 7 genitori su 10 ritengono che il proprio figlio si senta molto (14%) o abbastanza (62%) sicuro a scuola. Tra quelli che invece che ritengono che il proprio figlio non si senta abbastanza sicuro (1 su 4), il 55% attribuiscono l’insicurezza alla paura che i compagni non rispettino le misure precauzionali (soprattutto nelle scuole medie), il 27% lamenta misure di prevenzione e, in generale, di organizzazione poco chiare (specie nelle elementari) e il restante 18% crede che il proprio figlio tema di non poter rispettare le misure previste (soprattutto in prima e seconda elementare).

Per quanto concerne protocolli e misure, 7 genitori su 10 pensano che i propri figli stiano rispettando le regole con entusiasmo. L’impossibilità di organizzare gite e uscite scolastiche rappresenta la restrizione che più infastidisce bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie (67%). Seguono: il distanziamento sociale, che non permette la socializzazione con i compagni (63%); l’impossibilità di scambiarsi oggetti coi compagni (58%); l’uso delle mascherine (52%). Decisamente meno impattanti l’utilizzo dei gel disinfettanti, gli ingressi e le uscite scaglionati, il lavaggio delle mani e la misurazione della temperatura corporea.

Meno sereni dei ragazzi sembrano essere i genitori: la totalità di mamme e papà lamenta almeno una preoccupazione. Tra questi, il 25% dichiara di essere preoccupato per il rischio di contagio all’interno degli istituti e il 17% negli assembramenti fuori (specialmente i genitori dei ragazzi delle medie). In misura minore si temono possibili problemi di apprendimento collegati all’attivazione della DAD (14%), che con il nuovo anno scolastico ha assunto la veste di Didattica Digitale Integrata (DDI).

4 genitori su 10 riportano della scoperta di effettivi casi di Covid-19 nella scuola del proprio figlio, di più tra i genitori con figli frequentanti le scuole medie piuttosto che le elementari (47% vs il 37%). Alle scuole medie troviamo anche una maggior quota di genitori che riporta più di un caso per scuola (28% a fronte di un 19% delle elementari). Guardando invece alla presenza di casi Covid-19 nella classe del proprio figlio, la quota di genitori che riporta di almeno un caso si riduce al 14% (di cui 8% con più di un caso positivo).

Secondo mamme e papà, il 75% dei ragazzi di elementari e medie ha vissuto tale evento con preoccupazione (molta o moderata). Dal punto di vista dell’organizzazione familiare, le quarantene hanno generato difficoltà per quasi 8 famiglie su 10, prevedibilmente con maggiore impatto per i genitori degli alunni delle elementari.

NUTRIRE L’INFANZIA: L’IMPORTANZA DEL PASTO A MENSA

Quasi 6 genitori su 10 hanno dichiarato che nel periodo di rilevazione il proprio figlio non stava fruendo del servizio mensa, o per scelta (20%) o perché non previsto dalla scuola (37%). Eppure, il pasto a scuola rappresenta un aiuto valido, talvolta indispensabile: in poco più di una famiglia su dieci (12%) la disattivazione del servizio di refezione comporta l’incapacità di garantire ai ragazzi un pasto giornaliero ben bilanciato in termini nutrizionali (7%) o addirittura la mancanza del principale pasto giornaliero (5%) a causa delle difficoltà economiche in cui versa la famiglia.

L’assenza del servizio mensa ha comportato anche altri problemi per le famiglie: doversi organizzare affinché il figlio torni a casa per pranzo (44% dei casi), la necessità di trovare il tempo per preparare il pranzo al sacco da portare a scuola (23%), il disagio che il figlio debba pranzare a casa da solo (13%).

In generale, la valutazione del pasto e del suo ruolo per la famiglia è positiva. I due terzi dei genitori intervistati lo considerano tutto sommato equilibrato (66%); al pasto consumato nella mensa scolastica viene inoltre attribuita una funzione educativa (64%), in quanto utile ad abituare i figli a una alimentazione sana e completa. Allo stesso tempo la maggioranza dei genitori riconosce un buon livello di qualità (57%) ai pasti serviti nella scuola (il 29% li considera addirittura di ottima qualità). E per buona parte del campione i pasti serviti nella mensa scolastica possono essere anche fonte di ispirazione (56%) per imparare a equilibrare l’alimentazione del proprio figlio.

LA DIDATTICA A DISTANZA

Prima della suddivisione dell’Italia in regioni rosse, gialle e arancioni, fra gli intervistati di tutta Italia, 1 studente su 4 ha sperimentato la Didattica Digitale Integrata; in un caso su 10 come unica modalità di didattica.

Ripensando al lockdown della scorsa primavera, il 66% dei genitori valuta positivamente l’esperienza dei propri figli con la DAD, modalità di didattica attivata nella quasi totalità delle scuole. 9 studenti su 10 avevano avuto la possibilità di seguire le lezioni online in modo regolare, seppur con alcune differenze legate alla classe frequentata: inferiore la quota di bambini di prima e seconda elementare che hanno frequentato le lezioni online in modo regolare durante il lockdown di primavera (79% vs quasi il 90% dei bambini più grandi). Tra chi non aveva potuto seguire regolarmente le lezioni, i principali impedimenti erano stati problemi di connessione internet e strumentazione inadeguata/scarsa/assente.

La DAD si conferma molto impattante rispetto al coinvolgimento dei genitori: quasi 9 intervistati su 10 dichiarano di aver aiutato il proprio figlio con le lezioni online, durante il lockdown di primavera e/o al momento della rilevazione, “spesso” in quasi 4 casi su 10. Non manca però, anche se largamente minoritario, il segmento di genitori privi di educazione tecnologica e quindi incapaci di aiutare il proprio figlio con la didattica a distanza: 1 famiglia su 10.

ALTRI ASPETTI ORGANIZZATIVI: ORARI E TRASPORTI

A settembre, il 63% degli studenti di elementari e medie avevano ripreso la didattica secondo l’orario canonico, in termini sia di numero di ore sia di fascia oraria (7 su 10 gli studenti di 1a e 2a elementare. Invece, tra le famiglie che hanno subito una modifica, parziale o totale, dell’orario scolastico, il 74% ha dovuto fronteggiare problemi legati principalmente alla necessità di accompagnare e riprendere i figli a scuola.

Infatti, tra i mezzi di trasporto, il più utilizzato al momento dell’indagine risultava l’automobile (per più di 1 studente su 2), mentre quasi un terzo degli studenti (29%) si recava a scuola a piedi o in bici. Invece, il trasporto pubblico è utilizzato in modo marginale (solo dal 6% degli studenti di elementari e medie) e il trasporto scolastico in circa 1 caso su 10. Nel dettaglio, era pari al 46% la quota di ragazzi delle medie che raggiungevano la scuola accompagnati in macchina (46%); minoritario, infine, il ricorso al trasporto pubblico (2%) per i bambini delle prime classi elementari.

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