“Chiediamo al governo e soprattutto al Parlamento, che sta esaminando questo decreto che è stato ribattezzato ‘Salva-precari’, di trasformarlo davvero in un ‘salva-precari’, perché così com’è non risolve la ‘supplentite’, non risolve la precarietà nel mondo della scuola e dell’università e non dà le risposte che i lavoratori precari e i cittadini si aspettano per migliorare la scuola”. Così Marcello Pacifico, intervistato da Adnkronos/Labitalia, spiega i motivi che portano nuovamente oggi il sindacato di categoria a realizzare un sit-in di protesta, in piazza Montecitorio, e a proclamare lo sciopero nazionale. “Come Anief -racconta Pacifico- abbiamo elaborato più di 30 modifiche al testo. Sono proposte orientate al buon senso, al rispetto del diritto, della norma comunitarie e per migliorare il servizio per tutti i cittadini”.
E Pacifico punta a convincere i parlamentari della bontà delle modifiche proposte. “In piazza Montecitorio ci saranno centinaia di docenti da tutta Italia e poi ci sarà lo sciopero di chi oggi cercherà di far sentire la propria voce aderendo di fatto alla protesta dell’Anief. Siamo felici che gli altri sindacati a un certo punto che l’intesa con il governo non funziona tanto che ieri hanno deciso pure loro di fare pure loro un sit-in. E questo è segno che questo testo così non va”, spiega. “Speriamo che i parlamentari ci ascoltino -ribadisce- perché abbiamo 200mila precari nella scuola, 50mila Ata precari, più di 60mila precari nei posti di sostegno e abbiamo migliaia di ricercatori a tempo determinato. E ancora una procedura di infrazione aperta, due cause pendenti presso la Corte di Giustizia europea per i docenti di religione e per i ricercatori, e ancora il problema della scuola dell’infanzia e della primaria non risolto. Tanti problemi aperti”, rimarca.
E dopo la piazza Anief farà sentire le sue ragioni anche nel Palazzo. “Noi oggi saremo in audizione alla Camera, e siamo pronti a spiegare ai parlamentari quali sono i motivi di queste modifiche che chiediamo, e soprattutto perché Anief pensa che queste soluzioni possono risolvere i problemi della scuola”. “Siamo pronti al dialogo, non ci sottraiamo al confronto però chiediamo di essere ascoltati ecco perché ancora una volta siamo qui a fare un sit-in prima di entrare nel Palazzo e fare sentire le nostre ragioni, le ragioni della scuola italiana”, conclude.
Adnkronos.