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Bambini, Telefono Azzurro: informazione online e uso consapevole social, serve nuovo Patto

“Dalla Carta al Patto di Treviso. Trent’anni dopo, sempre dalla parte dei più piccoli”

Un ragazzo su 5, tra i 12 e i 18 anni, guarda video online per informarsi e studiare, ma solo uno su 25, ovvero il 4% del totale, legge giornali online. Poco consapevoli dei rischi legati alla condivisione di contenuti attraverso i social (dell’85% che hanno un profilo Instagram, il 19% sa come segnalare contenuti violenti e non appropriati, percentuali pressoché identici per chi ha un profilo TikTok), gli adolescenti rischiano di diventare inconsapevoli alleati di chi alimenta “fake news” (al 61% capita, con frequenze diverse, di condividere notizie/informazioni sui social senza aver prima valutato che siano vere e attendibili). E ancora: per il 30%, percentuale che cresce al 34% tra i 15-18enni, il diritto ad un’informazione attendibile online è uno dei diritti più importanti del mondo digitale e, al contempo, per la medesima percentuale, che si attesta al 35% per i 15-18enni, è anche uno di quelli più violati. È una fotografia un po’ in chiaroscuro quella che emerge dalla ricerca effettuata da Telefono Azzurro in collaborazione con Doxa Kids, da cui ha preso spunto il dibattito avviato oggi nell’ambito dell’evento “Dalla Carta al Patto di Treviso. Trent’anni dopo, sempre dalla parte dei più piccoli”, con i protagonisti della “mediasfera” riuniti nel capoluogo della Marca Trevigiana per stringere un’alleanza volta a rispondere ai nuovi interrogativi sul rapporto fra minori, informazione e web. Rapporto che negli ultimi anni, con l’avvenire delle piattaforme di condivisione social e streaming, ha subìto una vera e propria rivoluzione.

Sempre dalla ricerca è emerso che il 46% dei partecipanti ritiene che un utilizzo consapevole dei social sia possibile dai 13 anni in su, mentre il 34%, dai 16 in su. Un limite di età minimo deve esserci, secondo gli intervistati, soprattutto perchè quando si è piccoli non è facile capire se ci si trova in situazioni di difficoltà (47%) e perchè da piccoli non si hanno le capacità per affrontare le situazioni rischiose (43%). Il 37% dichiara di essersi iscritto a un social al di sotto dei limiti d’età e, di questi, il 34% non ha informato i genitori. Secondo il 94% dei 12-18enni sono possibili soluzioni concrete per la verifica dell’età. Considerazioni e suggerimenti, forniti dalla ricerca, che hanno stimolato gli interventi odierni e che saranno centrali anche per la stesura del Patto che verrà siglato domani, in conclusione dei lavori.

Sollecitazioni importanti, come quelle legate alle privacy, tema ormai ricorrente nelle discussioni tra coetanei e nella vita di tutti i giorni, su cui pare necessario porre un’attenzione particolare. Più della metà del campione (55%) ha condiviso parti della propria vita privata online: il 28% lo ha fatto raramente, il 17% qualche volta, l’8% spesso e il 2% tutti i giorni. Il 51%, più frequentemente i 15-18enni, ha condiviso proprie informazioni personali sui social network o su siti in cui ciò veniva richiesto (nome, cognome, indirizzo e-mail, numero di cellulare, etc.), senza pensarci troppo: il 25% raramente, il 18% qualche volta, il 7% spesso e il 2% tutti i giorni. A quasi 6 ragazzi su 10, più spesso ai maschi e ai 15-18enni, è capitato che altri condividessero foto o video senza il loro permesso: al 25% è accaduto raramente, al 24% qualche volta, all’8% spesso e al 2% tutti i giorni. Il 47% dei partecipanti alla ricerca ha condiviso foto/video altrui senza essersi prima assicurati che i diretti interessati fossero d’accordo: il 20% lo ha fatto raramente, il 18% qualche volta, l’8% spesso e il 2% tutti i giorni.

“I dati emersi dalla nostra ricerca confermano l’importanza della battaglia comune che abbiamo avviato, per garantire ai più piccoli un’informazione corretta, rispettosa dei loro diritti, e per fornire loro gli strumenti giusti per un uso consapevole dei social. Social che non vanno in alcun modo demonizzati, semmai studiati per comprenderne potenzialità e rischi”. È quanto ha affermato il presidente di Telefono Azzurro, Ernesto Caffo, a margine dell’evento organizzato insieme al Comune di Treviso, finalizzato ad andare oltre la Carta di Treviso, che “ha rappresentato negli ultimi decenni – e continua a rappresentare – la stella polare per un’informazione rispettosa dei diritti dei minori, soggetti vulnerabili in tutti i contesti e in quello mediatico in modo particolare”.

Negli ultimi trent’anni, tuttavia, la mediasfera – ha aggiunto – è completamente cambiata rispetto a quella oggetto delle previsioni della Carta. Appare quindi necessario, partendo dai suoi valori fondanti, rinnovare un’intesa tra tutti i soggetti – vecchi e nuovi – coinvolti nella produzione dei contenuti informativi. È necessaria una vera e propria intesa, un’alleanza tra una pluralità di soggetti che assumano l’impegno comune a rendere la mediasfera a misura di bambino. Un vero e proprio Patto, che firmeremo domani a conclusione dei lavori, per l’avvio di una nuova fase”.

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