Medioevo 2.0, ma l’associazione non ci sta. La religione usata come scusa per la discriminazione non piace a chi tutela i diritti dei cittadini: “È un atto riprovevole che alimenta odio e violenza contro gli omosessuali”
Bergamo – Non c’è fine all’intolleranza e all’omofobia. Anche se proprio ieri il Popolo della Famiglia ha fatto sapere che la “messa riparatoria” contro il Gay Pride di Bergamo non ci sarà, Codacons oggi rincara la dose affinché simili situazioni non si ripetano in futuro.
Sabato 19 maggio, infatti, la città lombarda ospiterà “Bergamo Pride 2018 – Educare alle differenze per combattere l’odio”.
La manifestazione ha l’obiettivo di “creare un percorso su tutto il territorio bergamasco per combattere per i diritti civili e permettere a tutti di essere se stessi e avere piena visibilità senza subire attacchi e azioni d’odio. I diritti civili non hanno orientamento sessuale e sono tra i beni più preziosi per ognuno. Coloro che disseminano e fomentano l’odio tentano ripetutamente di limitare, distruggere e azzerare i diritti civili, colpendo tutti indistintamente”.
La “messa di riparazione” contro il Gay Pride finisce invece all’attenzione della Procura della Repubblica di Bergamo e dell’Autorità per le Comunicazioni. Il Codacons ha presentato oggi una denuncia alla magistratura locale e all’Agcom contro una vergognosa iniziativa pubblicizzata in questi giorni a Bergamo attraverso manifesti e pubblicità sul web.
“Si apprende che in vista del primo Gay Pride di Bergamo un gruppo di associazioni cristiane ha deciso di organizzare un momento di preghiera “in riparazione”, definita “Adorazione eucaristica in riparazione al gay pride” – scrive il Codacons nell’esposto – Ebbene tale manifesto, soprattutto alla luce degli innumerevoli fatti di cronaca che vedono protagonisti la violenza e l’odio nei riguardi della comunità Lgbt, è riprovevole in quanto non solo si erge in contrasto con gli artt. 2 e 3 della Costituzione, con l’art. 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (2000/C 364/01), con la Risoluzione del Parlamento europeo sull’omofobia in Europa del 18 gennaio 2006 di Strasburgo, ma addirittura incita all’odio e alla discriminazione integrando per di più il reato dall’art. 415 c.p. ai sensi del quale: “Chiunque pubblicamente istiga alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico, ovvero all’odio fra le classi sociali, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni”.
“Si evidenzia altresì che tale condotta qualificherebbe un oltraggio alla religione cattolica che viene maldestramente strumentalizzata per finalità discriminatorie. Il rito eucaristico è di particolare importanza nel cristianesimo e l’abuso dello stesso, finalizzato a stimolare il razzismo e l’omofobia, oltre che contrario alla religione, tende a veicolare il messaggio ai credenti che la religione è contraria a determinate categorie, quando non è questo il messaggio lasciato da Gesù Cristo”, scrive ancora il Codacons.
Per l’associazione “Non si capisce poi cosa ci sia da “riparare” in merito a una manifestazione del tutto legittima e tesa a chiedere diritti civili già da anni riconosciuti nel resto d’Europa”.
Ecco perché l’associazione ha chiesto alla Procura di Bergamo di “predisporre tutti i controlli necessari ad accertare se nei fatti descritti sussistano eventuali fattispecie di illecito civile, amministrativo e penale nonché eventuali responsabilità e pratiche vietate e di conseguenza, se accertate, disporne le adeguate sanzioni”, e all’Agcom e alla Polizia Postale di “inibire la diffusione sul web e su tutte le piattaforme, ivi compreso Facebook, del manifesto della “messa di riparazione” e comminare le connesse sanzioni ai soggetti che riterrà responsabili”.