Il grande potere esercitato dai mass media, o meglio da chi ne detiene le redini, pone in essere alcune riflessioni di carattere linguistico, cognitivo e semantico: in primo luogo la questione da dirimere riguarda la condivisione dei codici, dei sottocodici e la conseguente interpretazione critica o passiva del messaggio veicolato. Tale processo conduce a altre considerazioni come quelle inerenti alla manipolazione mediatica dell’opinione pubblica attuata attraverso la propaganda.
Un pioniere degli studi sulla manipolazione mediatica fu Walter Lippmann che studiò, a partire dalla prima guerra mondiale, l’uso massiccio della propaganda sia da parte dei regimi autoritari sia di quelli democratici. Nel 1922 Lippmann pubblicò un libro il cui titolo racchiude in sé la concretizzazione della nuova grande attrice del palcoscenico mediatico: “L’opinione pubblica”. In questo testo Lippmann sosteneva che la società divenuta troppo complessa non consentiva all’uomo di conoscere direttamente il proprio ambiente socioculturale di appartenenza, doveva costruirselo attraverso la rappresentazione semplificata o edulcorata fatta dai mass media, che attraverso tali pseudo-ambienti riusciva a produrre fidelizzazione e consenso grazie all’autorevolezza contestuale del mezzo. Agli occhi di Lippmann i mass media apparivano quindi come uno strumento di sviluppo della partecipazione democratica, ma, specularmente, anche come un potenziale rischio per la democrazia.
Subito dopo la seconda guerra mondiale T.W.Adorno e M.Horkheimer parlarono di una sindrome manipolativa come catalizzatrice dei regimi totalitari, il cui leader concepiva una realtà anaffettiva caratterizzata da legami emotivi inesistenti e composta da un humus umano da manipolare mediante modelli teorici stabiliti a tavolino. David Riesman trattò il problema del conformismo sociale causato dalla crescente paura dell’isolamento insita nelle società moderne. Egli scrisse che il processo automanipolativo dell’essere umano è resa possibile dal desiderio, alimentato dalla società, di uniformarsi agli altri. Negli anni ’50 il sociologo Vance Packard affrontò, nel testo “I persuasori occulti”, il tema della manipolazione della mente dei consumatori mediante messaggi pubblicitari secondo dinamiche subliminali di persuasione e fidelizzazione al brand.
I mezzi di comunicazione di massa (radio-TV-Web) sono divenuti, nel tempo, strumenti finalizzati alla creazione di senso comune assurgendo al ruolo di autorevoli semplificatori di una realtà complessa che diventa comprensibile per le audience grazie alla loro opera simbolico-semantica.
i nuovi media rendono possibile una comunicazione individuale di massa che favorisce il contropotere e il sorgere di nuovi movimenti aggregatori sociali. Esempi recenti di tale fenomeno: Primavera Araba in Egitto e Tunisia, Rivolta in Islanda, Indignados in Spagna, Movimento 5Stelle in Italia.
Oggi viviamo un processo ulteriore ossia il passaggio dal sistema di comunicazione da mass media a quello mass self-communication, ossia i messaggi unidirezionali “one-to-many ” lasciano il posto ai messaggi interattivi “many-to-many “. Di fronte a questa trasformazione i media tradizionali stanno cercando di reagire creando continue sinergie con questo nuovo modello comunicativo, e con la Rete, che altrimenti li fagociterebbe.
Attraverso il Web gli operatori di comunicazione che emettono un dato messaggio hanno una conoscenza maggiore, se non accuratamente dettagliata, dei loro pubblici. Ad esempio ogni giornale online utilizza dei servizi software per l’analisi degli accessi alle sue pagine e tecnicamente sarebbe in grado di usarli per confezionare un’edizione mirata per ogni utente, ulteriore evoluzione impedita dalla privacy. Questa possibilità è sfruttata da Google News per personalizzare automaticamente la scelta delle notizie da mostrare al singolo utente.
La manipolazione dei social media prolifera in campo militare: un articolo del Guardian descrive l’iniziativa degli Stati Uniti che hanno sviluppato un software per controllare i contenuti nei social media e implementarne di nuovi con funzione propagandistica pro-USA in medio ed estremo oriente, attraverso l’utilizzo di false identità.
Un altro ambito in cui la manipolazione dei social media ha iniziato a operare è quello politico. Uno studio di due ricercatori americani, Social Media and the Elections, ha descritto vari tipi di manipolazione finalizzati a alterare la percezione degli elettori riguardo ai candidati:
· incremento fittizio dei sostenitori (fake);
· associazione di termini denigratori a un candidato per falsarne l’indicizzazione su google;
· spamming con invio di falsi messaggi twitter.
Altra questione riguarda Il falso decalogo delle 10 strategie di manipolazione attribuito a Chomsky. Se si cerca sul web con un qualsiasi motore il termine “manipolazione” o “strategia manipolazione”, si trovano diversi siti che presentano un “decalogo sulle strategie di manipolazione” attribuito a Noam Chomsky. Secondo il sottoscritto i punti che lo compongono sono assolutamente condivisibili, ma ci troviamo difronte a una metamanipolazione in cui si utilizza l’autorevolezza di Chomsky per dare visibilità a un messaggio, valido ripeto, per non farlo cadere nell’oblio mediatico, ma che, indirettamente ci invita a fruire comunicazione in modo critico e non eterodiretto.
A cura di Marino d’Amore