“Non possiamo voltare le spalle a chi cerca la salvezza mettendo a rischio la propria vita, né vogliamo dimenticare tutte le crisi umanitarie che, in ogni parte del mondo, alimentano i flussi di persone disperate in cerca di una terra in cui vivere dignitosamente. Nella Giornata mondiale del Rifugiato, ribadisco l’impegno del CISOM per dare risposte concrete, tempestive, solidali a quanti fuggono dalle loro case. Noi del CISOM siamo al loro fianco ogni giorno e lo saremo sempre”. Sono le parole che Gerardo Solaro del Borgo, Presidente del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta – CISOM ha reso pubbliche in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato (lunedì 20 giugno).
Sono quasi 4000 – di cui 450 medici, 350 infermieri e 120 psicologi – gli uomini e le donne che ogni giorno indossano la divisa rossa del CISOM e si mettono a servizio di migranti e rifugiati. Da 14 anni il CISOM è in prima linea per garantire assistenza sanitaria – sin dalle prime fasi delle operazioni di soccorso – alle persone che cercano di attraversare il Mediterraneo. Dal 2008 a oggi, nell’ambito del Progetto P.A.S.S.I.M. III (primissima assistenza sanitaria in mare), il CISOM ha assistito, insieme alla Guardia Costiera, circa 200.000 migranti. Ad oggi, sono 5 le squadre sanitarie – medico e infermerie – operative 24h/365 giorni, presenti sull’Isola di Lampedusa che prestano servizio a bordo delle motovedette e Unità Navali maggiori della Guardia Costiera, a cui si aggiunge 1 medico CISOM distaccato presso il nucleo aereo di Catania per MEDEVAC in elicottero (Medical Evacuation).Tra di loro ci sono anche Luigi e Marzia, medico in pensione lui e infermiera in un Pronto Soccorso lei, diversi per età e professione ma uniti dallo stesso impegno nel volontario con il CISOM. Una figura preziosa la loro, che in diverse missioni, a largo di Lampedusa, ha permesso di salvare da morte centinaia di migranti naufragati nel Mediterraneo. “Una delle cose a cui penso spesso è il coraggio che ha una madre nel prendere un bambino piccolo e metterlo a bordo di un’imbarcazione con altre persone e affrontare il mare in condizioni non sempre ottimali, mettendo a repentaglio la vita”, racconta Luigi Buonaiuto, 67 anni medico chirurgo in pensione, nel CISOM dal 2014 che ha partecipato a diverse missioni di soccorso in mare a largo di Lampedusa a bordo delle navi e degli elicotteri della Guardia Costiera. “Sono tanti i volti di chi abbiamo salvato da morte certa in questi anni, fatico quasi a ricordarli. C’è un volto, però, che è fisso nella mia memoria e mi accompagna giorno dopo giorno ed è legato a quella che nei miei ricordi è stata la missione più brutta. C’era un gommone che stava affondando e abbiamo salvato sei persone dall’annegamento sicuro ma, purtroppo, abbiamo perso una bambina di un anno. Il volto dei salvati l’ho rimosso ma non dimenticherò mai quello della bambina che avevamo avvolto in un telo termico e ha fatto il viaggio di ritorno sulla terra ferma con noi. Sono state nove ore in cui, noi del CISOM insieme all’equipaggio della Guardia Costiera, siamo rimasti in silenzio. Nessuno aveva voglia di parlare. Abbiamo salvato sei persone in arresto cardio respiratorio, stavano annegando e li abbiamo ripresi per un soffio ma non riesco a togliermi dalla mente che non abbiamo salvato quella piccola”.
“Per noi volontari non esiste la parola migrante ma solo fratello, quel fratello che viene da molto lontano e che non vediamo l’ora di abbracciare e di curare – aggiunge Marzia Raponi, 44 anni e volontaria CISOM dal 2021 che ha preso parte alle operazioni SAR (Search and Rescue) a bordo delle motovedette della Guardia Costiera nel tratto del Mar Mediterraneo tra l’Africa e l’Isola di Lampedusa – Nei loro occhi lucidi di gioia, traspare la speranza per un futuro migliore, per un domani più prospero di belle emozioni. In quegli sguardi, in quelle parole scambiate, in quegli abbracci donati ai più piccoli, c’è tutto l’amore, l’umanità e l’accoglienza di cui ogni essere umano ha bisogno.
C’è anche un altro fronte dove si stanno concentrando le forze dei volontari con il basco rosso, è la frontiera di Siret, nel nord-est della Romania al confine con l’Ucraina. Sul posto, dall’inizio dell’emergenza, circa 30 volontari hanno messo a disposizione il loro tempo per portare aiuto alla popolazione ucraina. In questi mesi il CISOM ha lanciato una raccolta fondi di emergenza, e in parallelo una campagna di raccolta di beni di prima necessità, per rispondere alle necessità cui stanno dando risposta senza sosta i volontari. Grazie al sostegno degli italiani sono stati raccolti 720 pallet – 8.750 colli con prodotti alimentari, oltre 6.000 colli con farmaci e prodotti per l’igiene personale, più di 8.000 colli con abiti e coperte, 150 culle e passeggini, 3 generatori elettrici e una tenda ospedaliera – stipati in 22 bilici da 13 metri e trasferiti al confine con l’Ucraina.