Ogni regalo, se fatto con il cuore e soprattutto, se fatto dal proprio bimbo o dalla propria famiglia, sarà sempre visto da una mamma come il regalo più bello del mondo; ma cosa desidera lei veramente? Cosa le manca? Il Tempo!
Non del tempo qualunque da passare con i propri cari. Perché si sa, anche la famiglia per le donne può diventare un secondo lavoro, soprattutto durante le feste quando, prima di poter realmente festeggiare occorre pulire, mettere in ordine, fare la spesa, preparare il pranzo per tutti i parenti e ancora sistemare, giocare con i figli e chiacchierare amabilmente con tutti.
Il tempo di cui una mamma ha veramente bisogno è il tempo per se stessa. “È quello che mi piace chiamare il tempo della cura”, dice Giovanna Giacomini, pedagogista, formatrice e ideatrice del paradigma pedagogico Scuole Felici®, che per spiegare esattamente cosa significa fa ricorso al concetto di self-compassion.
“La self-compassion è una’abilità che può essere sviluppata da chiunque ed è un potente strumento per gestire stress, ansia e altre emozioni difficili. La self-compassion implica la capacità di sviluppare un atteggiamento di cura verso se stessi agendo con la medesima gentilezza e cura che utilizzeremmo per le persone a noi care. C’è un crescente numero di evidenze che suggerisce che la self-compassion sia associata a un maggiore benessere psicologico e a una minore ansia e depressione. Questo termine è stato introdotto per la prima volta dalla psicologa statunitense Kristin Neff nel suo libro del 2003, Self-Compassion: The Proven Power of Being Kind to Yourself. Da allora, la self-compassion è stata oggetto di numerosi studi di ricerca (oltre 500), che ne hanno dimostrato i numerosi benefici.”
E se anche quest’anno nessuno dovesse regalarci questo tempo?
Forse dovremmo imparare a prendercelo. In fondo non c’è dono più caro che quello che possiamo fare a noi stessi. È la più grande forma di amore che esiste al mondo. Eppure le mamme fanno tanta fatica a prendersi questo tempo.
“Nella mia esperienza di formatrice lavoro con moltissime donne, molte sono libere professioniste e imprenditrici e per di più nel settore socio-educativo che rappresenta per eccellenza l’ambito della cura. Questo significa che le donne si occupano di bambini e famiglia sia durante il lavoro sai nella propria vita personale. Sono moltissime le donne che nella loro vita si dedicano all’assistenza di familiari anziani o malati. In pratica, come in un’equazione matematica, parliamo di cura dell’altro al quadrato”, dice Giovanna Giacomini, che prosegue, “molto spesso sono donne che dichiarano di non avere mai tempo per sé, di essere stanche, di una stanchezza mentale, più che fisica. Il carico mentale è quel fenomeno per cui le donne sentono su di sé tutte le responsabilità quotidiane. Nella gestione del lavoro, della famiglia, della casa si trovano insomma a dover pensare a ogni minimo particolare.”
Ecco allora mamme che dalla mattina alla sera pianificano le attività di tutti, riescono a far fronte agli imprevisti della giornata, programmando contemporaneamente il lavoro, la spesa, le visite mediche e, spesso, anche il tempo libero. Perché anche il tempo libero perde la sua stessa definizione e diventa “programmato” in una corsa contro il tempo per fare più cose possibili.
Che cosa si può fare prima di arrivare a questa situazione?
Esistono alcuni imperativi: in primis imparare a dire di no, chiedere quello che ci serve e imparare a fare pace con il nostro più grande nemico, il senso di colpa.
“In primis, occorre essere più flessibili. Il carico va distribuito, senza il timore di perdere il controllo accettando che chi ci sta vicino faccia la sua parte e che lo faccia a modo suo, anche se questo non ci piacerà. Il problema sono le aspettative che abbiamo. Il desiderio di perfezione fa a pugni con il benessere. Ci limita e ci toglie il piacere. La felicità, infatti, non è uno stato di grazia in cui tutto è meravigliosamente perfetto. La felicità è solo un momento che possiamo assaporare se ci siamo dentro, se siamo nel qui e ora e sappiamo apprezzare tutto quello che abbiamo. Come un mantra, possiamo imparare che io mi amo per quello che sono e posso gioire di quello che ho proprio adesso e che domani è un altro giorno”, conclude Giovanna Giacomini.